12 giugno – Sono stati revocati dal gip gli arresti domiciliari al sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, che torna quindi in libertà, pur restando indagato nell’ambito dell’inchiesta sul Mose. Lo ha confermato all’ANSA l’avvocato difensore di Orsoni, Daniele Grasso, che aveva fatto istanza al gip Alberto Scaramuzza.
Orsoni è tornato sindaco a tutti gli effetti dopo la remissione in libertà decisa dal gip ed ha escluso di dimettersi dall’incarico di sindaco. Lo ha detto rispondendo a una domanda nel corso della conferenza stampa convocata dopo la revoca dei domiciliari decisa dal Gip.
Orsoni ha concordato, attraverso i suoi legali, con i Pm dell’inchiesta Mose un patteggiamento a quattro mesi. Sulla congruità del patteggiamento dovrà esprimersi il Gup. Orsoni è indagato per finanziamento illecito.
Giorgio ha detto di non aver mai immaginato “che venissero utilizzati sistemi illeciti” per la sua campagna elettorale nel 2010. Per Orsoni a ricevere il denaro era il suo mandatario: “non potevo sapere che i fondi fossero illeciti” e “su come le aziende del Cvn reperissero quel denaro”. “i soldi me li chiesero tre del Pd” ha detto, come riporta il corriere. «E’ stata una campagna elettorale “chiavi in mano”, io facevo quello che diceva il Pd», avrebbe spiegato il sindaco ai magistrati. Per questo Orsoni ha detto di non aver mai ricevuto soldi per sè e in prima persona e ha spiegato che a un certo punto della campagna sarebbero venuti alcuni esponenti di primo piano del partito a livello locale (pare tre, di cui avrebbe fatto anche i nomi) per chiedergli di rivolgersi ai propri «sponsor» ai fini di ottenere un contributo ulteriore.
I fondi neri del Mose “gestiti” dalle Coop rosse