di Gabriele Maserati
10 giu – Gli economisti repubblicani di Harvard (quindi teoricamente di centro-destra), già 20 anni fa sostenevano che l’euro avrebbe condotto l’Europa sull’orlo di un grave conflitto sociale.
Oggi, nel pieno dell’era della grande globalizzazione, chi sostiene che l’euro è una moneta creata per spaccare in 2 l’Europa, viene automaticamente catalogato dalla schiera dei discepoli delle più alte e rigide cattedre filo-bocconiane, come eretico, eterodosso e come seguace dei più banali economisti di provincia.
La mistificazione subdola e forzata che questi economisti del libero mercato esercitano (imponendola oltretutto come verità assoluta nelle varie convention e università), è assurda e paradossale anche nei confronti di uno dei padri fondatori del pensiero economico conservatore: ovvero Adam Smith.
Un uomo ideologicamente tratto in ostaggio nel quartier generale del pensiero neoliberista, per esaltare il capitalismo più sadico dove regna l’individualismo più becero ed egoista, con il fine di svincolare qualsiasi pensiero economico dalla morale; il tutto focalizzandosi su una singola opera: La ricchezza delle nazioni.
Peccato però che questa non sia l’unica opera dell’economista scozzese. Infatti ciò che i neoliberisti odierni ignorano (o preferiscono ignorare) è che l’economista scozzese scrisse anche un’altra opera: ovvero la “Teoria dei sentimenti morali”; la quale si focalizza sulla modalità attraverso cui arriviamo ad avere un giudizio morale che si espande anche nei confronti del prossimo. Un’opera che evidenzia come l’uomo, oltre alla razionalità e il cosiddetto “self-love”, è mosso anche dalla morale altruistica.
Quindi, proprio come sosteneva Keynes, l’uomo è mosso anche dall’emotività. La stessa emotività che gli attuali economisti del libero mercato hanno sempre rifiutato di prendere in considerazione, raffigurando l’ “homo oeconomicus” come un individuo mosso solo ed esclusivamente da un unico sentimento: l’egoismo e la massimizzazione dell’interesse privato; portandolo, in maniera inconsapevole, a creare benefici pubblici.
L‘economia dovrebbe essere una scienza e uno studio mirato al benessere collettivo, non una moda figlia di ideologie preconfezionate che tendono ad essere imposte come verità assolute. Tutto ciò viene trasformato in religione dove il dogma prevale sulla ragione per questioni puramente accademiche. Gabriele Maserati