Le parole contano più dei fatti nella vicenda dei due Marò

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8 giu – L’11 marzo 2013, con un’agenzia AGI l’allora Sottosegretario agli Esteri dott. de Mistura annunciava all’Italia “La decisione di non far rientrare i maro’ in India, presa in coordinamento stretto con il Presidente del Consiglio Mario Monti e d’accordo tutti i ministri, “Esteri, Difesa e Giustizia”.

Precisava anche “siamo tutti nella stessa posizione, in maniera coesa e con il coordinamento di Monti” e che “a questo punto la divergenza di opinioni” tra l’Italia e l’India sulle questioni della giurisdizione e dell’immunità richiede un arbitrato internazionale: il ricorso al diritto internazionale o una sentenza di una corte internazionale”.

Il 21 marzo, invece, improvvisamente ed inopinatamente, il Governo decideva di rimandare in India Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, provvedimento non condiviso dall’allora Ministro degli Esteri, Ambasciatore Giulio Terzi, che per coerenza con se stesso e motivato dai valori etici di chi ha insito il senso dello Stato, di lì a qualche giorno si dimetteva.

Di internazionalizzazione da quel momento non se ne parlò più. Non il dimissionario Governo Monti che aveva invece annunciato l’intenzione, non il Governo Letta durante il quale abbiamo avuto occasione di ascoltare molte dichiarazioni di intenti, in particolare dal Commissario di Governo dott. de Mistura e dall’allora Responsabile della Farnesina Ministro Bonino, impegnati a ricordarci che il tutto si sarebbe risolto in tempi brevi e con equità. Un’isteresi istituzionale che ha portato ad un mostruoso ritardo dell’internazionalizzazione della vicenda che sembrava, invece, dover partire immediatamente dopo quel famoso 11 marzo.

L’attuale Governo al suo insediamento aveva dato l’impressione di voler dare un’accelerazione alla soluzione della vicenda ed invece poco a poco si è adeguato al vecchio costume delle “dichiarazioni” . Continuano infatti “gli editti governativi” che preannunciano passi già avviati giustappunto l’11 ed il 18 marzo 2013 riscontrabili sul sito della Farnesina, ma solo 10 giorni dopo sconfessati da una decisione assolutamente non condivisibile.

Ormai da qualche settimana, infatti, si è ripreso a parlare di internazionalizzazione, di Arbitrato internazionale, di commissione di esperti giuristi affidati al coordinamento di un inglese, tale Daniel Behtlehem, ma ancora non è dato da sapere quale atto sia stato effettivamente oggettivato fra tanti propositi dichiarati.

Un solo fatto è certo. Il dott. de Mistura dopo essersi dichiarato fautore di machiavellici approcci nei confronti dell’India, di aver promesso rapide soluzioni della vicenda avendo a disposizione “assi nella manica” sicuramente efficaci, ha raggiunto un traguardo pur non risolvendo il problema. E’ stato premiato dal Presidente della Repubblica con l’onorificenza di “Cavaliere della Gran Croce” instituita nel 1951 come primo fra gli Ordini nazionali destinato a “ricompensare benemerenze acquisite verso la Nazione nel campo delle lettere, delle arti, della economia e nel disimpegno di pubbliche cariche e di attività svolte a fini sociali, filantropici ed umanitari, nonché per lunghi e segnalati servizi nelle carriere civili e militari.”

Non è semplice individuare quale merito abbia acquisito l’italo – svedese tale da attagliarsi ad uno di quelli previsti dal decreto istitutivo dell’onorificenza. L’unica certezza, invece, è che Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono ancora in ostaggio dell’India.

Ormai non rimane che pensare che in Italia le parole sembrano avere una valenza maggiore dei fatti e, quindi, non c’è da stupirsi se le contorsioni verbali senza passi concreti proprie al Governo Letta, proseguano con il Governo Renzi.

Fernando Termentini, 7 giugno 2014 – ore 15,15