Kosovo: si vota oggi per le elezioni politiche anticipate

kosovo8 giugno – Sono ritenute un test importante per il governo del premier Hashim Thaci e per il cammino europeo del Paese. Aperte alle 7, le urne chiuderanno alle 19 (stessa ora italiana). Si tratta delle seconde elezioni parlamentari autoproclamata indipendenza del 17 febbraio 2008, e questa volta si vota anche nel nord a maggioranza serba, dove non dovrebbe verificarsi il boicottaggio minacciato a piu’ riprese nei mesi scorsi.

Lo status giuridico del Kosovo non è univocamente condiviso: viene riconosciuto come stato da 108 dei 193 paesi dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (tra cui 23 dell’Unione europea, Stati Uniti d’America, Francia e Regno Unito membri permanenti del consiglio di sicurezza con diritto di veto), mentre altri 51 stati membri (tra cui Russia e Cina, membri permanenti del consiglio di sicurezza con diritto di veto) si sono dichiarati contrari al riconoscimento.

La Serbia, dal canto suo lo considera come sua Provincia Autonoma, alla pari della “Vojvodina” nel nord. A quattro anni e mezzo dalla proclamazione d’indipendenza, il 10 settembre 2012 è cessata la sorveglianza esercitata dal Gruppo internazionale di orientamento (ISG). Secondo l’opinione della Corte Internazionale di Giustizia del 22 luglio 2010 la dichiarazione d’indipendenza del Kosovo non ha violato il diritto internazionale generale e non ha violato la Risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Il Kosovo era una provincia autonoma i cui abitanti erano in maggioranza albanesi. Con la morte di Josip Broz Tito (1980) con il rinascere e crescere dei vari nazionalismi, l’insofferenza etnica della popolazione albanese in Kosovo verso la federazione Jugoslava aveva cominciato a sfumare dalla rivendicazione autonomista a quella indipendentista. Il conflitto precipitò alla fine degli anni ottanta: nel marzo del 1989 l’autonomia della provincia risalente alla costituzione della Repubblica jugoslava di Tito venne revocata su pressione del governo serbo guidato da Slobodan Milošević. Fu, tra l’altro, revocato lo status allo stesso modo goduto dalla lingua albanese-kossovara (lingua co-ufficiale nel Kosovo insieme al serbo-croato), chiuse le scuole autonome, rimpiazzati funzionari amministrativi e insegnanti con serbi o persone fedeli alla Serbia.

Dal 1989 al 1995 la maggioranza della popolazione d’etnia albanese del Kosovo mise in atto una campagna di resistenza non violenta sotto la guida del partito LDK e del suo leader Ibrahim Rugova. Dopo la fine della guerra in Bosnia ed Erzegovina, tra i kosovari (in maggioranza di religione musulmana) nacquero e si rafforzarono in breve tempo forze armate guidate da veterani di quella guerra con intenti indipendentisti.

Armando Manocchia