Manifatturiero, allarme Confindustria: Italia scavalcata da India e Brasile

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4 giu. – I Paesi emergenti continuano a correre, nella produzione manifatturiera globale, mentre l’Italia arretra ancora. Secondo gli scenari industriali del Centro Studi di Confindustria, il nostro Paese si colloca all’ottavo posto, registrando dal 2007 al 2013, un calo produttivo del 5%, superato da Paesi come l’India (sesto posto) e il Brasile (settimo posto) che registrano rispettivamente, sempre negli anni 2007-2013, una crescita produttiva del 6,2% e dello 0,8%.

Nel dettaglio l’Italia, dal 2000, registra picchi negativi maggiori nell’industria del computer e macchine per ufficio (dove la produzione e’ praticamente azzerata) e in quella dei tabacchi, entrambi comparti che si caratterizzavano per un andamento in caduta libera gia’ prima della crisi.

Inoltre la produzione si e’ piu’ che dimezzata nell’elettronica e nel comparto automobilistico ed e’ prossima al 50% di quella d’inizio periodo nel tessile, nella pelletteria e nel legno (escluso i mobili). L’Italia ha avuto performance opposte rispetto a quelle rilevate a livello mondiale: l’elettronica e i computer e le macchine da ufficio, mentre registrano la maggior crescita globale, registrano i dati peggiori in Italia.
Al contrario, l’industria cartaria e l’abbigliamento, che in Italia hanno retto meglio di quasi tutti gli altri settori, posizionandosi rispettivamente al secondo e sesto posto nella graduatoria dei tassi di crescita della produzione nazionale al 2013, si collocano a livello mondiale nella parte basse della classifica. L’andamento della produzione manifatturiera italiana dunque, come segnala il Csc, appare in gran parte slegato dal trend internazionale.

Le ragioni di questa ‘anomalia’ dell’Italia sono sostanzialmente due: da un lato la peculiarita’ della socializzazione produttiva del suo sistema industriale, che comporta un sostanziale disallineamento della struttura della sua produzione, e dall’altra l’andamento della domanda interna che in Italia e’ stato di gran lunga il peggiore rispetto a quanto riscontrato negli altri Paesi industriali.-

A segnare la differenza tra l’Italia e gli altri Paesi, evidenza il Csc, e’ anche la presenza o meno di una politica industriale. Nei piu’ grandi Paesi avanzati “la politica industriale e’ tornata a essere utilizzata come leva normale di governo dell’economia, con la stessa dignita’ di quelle di bilancio e monetaria. Anche in cio’ il comportamento dell’Italia diverge, avendo abbandonato il programma di rilancio industriale avviato nel 2006 con Industria 2015″. Per questo, secondo i tecnici di Confindustria, “sono vitali interventi tempestivi, perche’ partire in ritardo in un mondo in cui questa logica e’ diventata la regola, significa perdere terreno nei confronti dei Paesi concorrenti che gia’ si sono avviati lungo questo percorso”. AGI