4 giugno – Ieri 3 giugno in occasione di una Conferenza Stampa organizzata da un Gruppo di italiani che hanno a cuore la sorte di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, è stata preannunciata la formalizzazione di un esposto alla Procura di Repubblica di Roma con lo scopo di fare chiarezza sull’intera vicenda che ha coinvolto i due Fucilieri di Marina.
Cittadini organizzati in un social forum che hanno deciso di attivare l’interesse della Procura dopo aver preso coscienza che in Italia ormai per essere informati, per sapere, deve pronunciarsi il magistrato, altrimenti si è destinati solo ad immaginare in quanto quasi tutti i fatti rilevanti che coinvolgono le Istituzioni sono coperti da una coltre impenetrabile di silenzio.
Nella fattispecie sarà chiesto di fare chiarezza sulle responsabilità iniziali, in corso d’opera e attuali che vedono ancora i due marò ostaggio di uno Stato terzo a cui l’Italia ha delegato un’azione giudiziaria indebita.
Dopo più di due anni non si può più aspettare ed ascoltare solo promesse destinate a rimanere tali. Non è accettabile, infatti, che, come sta avvenendo, le garanzie dello Stato di Diritto vengano a mancare e la sovranità nazionale perda giorno dopo giorno credibilità in ambito internazionale. Si deve pretendere, invece, che ai due militari siano riconosciuti i diritti che competono loro, primo fra tutti quello dell’immunità funzionale e che le loro eventuali responsabilità sul piano penale siano accertate dal loro giudice naturale, un Tribunale italiano.
Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono sicuramente responsabili di un fatto, quello di aver eseguito gli ordini di una missione contro la pirateria e colpevoli di aver difeso la Nazione. Per questo, non si può restare a guardare, non si può tacere.
La verità su questa brutta storia va resa pubblica e non celata dietro azzardate interpretazioni di riservatezza che fino ad oggi nulla hanno prodotto se non il risultato che i due Marò sono lontani dalle loro famiglie da più di 800 giorni in balia di promesse fino ad ora mai mantenute. Anche il governo Renzi che aveva indotto una certa fiducia per la soluzione del caso, si sta rivelando solo fonte di parole a cui non seguono fatti concreti come l’attuazione di adempimenti urgenti, primo fra tutti la richiesta di un Arbitrato internazionale.
Un quadro ancora oscuro invece si profila all’orizzonte, rabbuiato ormai da più di un anno di assoluta assenza di concrete informazioni. Oltre 365 giorni di oscurantismo che si configura come una sorta di censura indiretta che non può essere accettata in una democrazia moderna ed in uno Stato di diritto.
Qualcuno quel fatidico febbraio 2012 ha dato l’ok perché la Enrica Lexie rientrasse in acque territoriali indiane ed ormeggiasse nel porto indiano di Koci. Altri hanno disposto che i due militari tornassero in India dopo un permesso elettorale che li aveva portati in Italia, senza tener conto che in quel paese il reato a loro addebitato dalla giustizia indiana poteva essere punito con la pena di morte.
Ancora nessuno ha avviato la procedura dell’Arbitrato internazionale ed attivato il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di fronte al continuo rifiuto di qualsiasi negoziato da parte dell’India.
Ieri tutto questo é stato esplicitato in occasione della conferenza stampa a cui hanno partecipato oltre a chi scrive, l’Ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata, all’epoca Ministro per gli Esteri e che si dimise proprio perché contrario all’estradizione dei due militari; l’avvocato Luca Biagi che si è fatto carico di predisporre il ricorso con estrema generosità ed attaccamento alla causa; l’ingegner Giorgio Prinzi Amministratore insieme al sottoscritto, primo firmatario dell’esposto, del Gruppo Facebook “Riportiamo a casa i due miliari prigionieri”.
Importanti e pregne di significato le parole dell’Ambasciatore Terzi che durante l’incontro ha sottolineato che ” il percorso internazionale dell’azione di un arbitrato obbligatorio è l’unica vera strada che può risolvere questo caso” ed ha espresso la sua approvazione per l’iniziativa dichiarando “di essere favorevole alla presentazione dell’esposto, così come alla proposta portata avanti di istituire una commissione parlamentare d’inchiesta sulla vicenda”, precisando: “non sono tra quelli che pensano che le cortine fumogene giovino alla situazione dei due militari italiani”.
Presenti anche la dottoressa Giuseppina Marini, l’ing. Norberto Nicolai ed il dott. Edoardo Medini, da sempre attenti osservatori dei fatti attinenti alla vicenda ed impegnati a mantenere alta l’attenzione degli italiani e delle istituzioni con attività significative e pregevoli analisi.
Fernando Termentini, 4 giugno 2014, ore 09,30