21 magg – Mentre la crisi prodotta dai banchieri e dagli omessi controlli della distratte autorità vigilanti, in primis Bankitalia che ha permesso lo spaccio di derivati tossici su larga scala, miete ogni giorno milioni di vittime ed un esercito di nuovi poveri fa la fame, il presidente della Bce Mario Draghi emulo di Paperon de Paperoni, si arroga l’arbitrario diritto di poter continuare a sguazzare nell’oro, sottoscrivendo accordi che non prevedano vendite di oro, custodite in parte fuori dall’Italia e di proprietà del popolo italiano.
E’ quanto rilevano in una nota Elio Lannutti e Rosario Trefiletti, rispettivamente presidenti di Adusbef e di Federconsumatori, i quali precisano: “La Banca Centrale europea, le Banche centrali dell’eurozona, insieme a quella di Svezia e Svizzera, hanno infatti firmato il quarto Central Bank Gold Agreement (Cbga), spiegando che ‘l’oro rimane un importante elemento delle riserve monetarie globali’ e che al momento i firmatari dell’accordo ‘non hanno in programma di vendere quantità significative di oro.’
Inoltre, aggiunge l’Eurotower, le banche continueranno a coordinare le proprie transazioni in oro per evitare ripercussioni sui mercati. L’accordo entrerà in vigore il prossimo 27 settembre, quando scadrà quello attuale, e sarà rivisto fra cinque anni”.
Inoltre Lannutti e Trefiletti aggiungono: “La riserva aurea della Banca d’Italia, la terza del mondo dopo Stati Uniti d’America e Germania con 2451.8 tonnellate d’oro, che secondo il valore di mercato sfiora 100 miliardi di euro, in base agli accordi Central Bank Gold Agreement (Cbga) precedenti, poteva essere in parte venduta, come concordato ed eseguito da altri paesi (anche dell’area euro), a partire dal 15 agosto 1971 che mise fine alla convertibilità tra banconote ed oro, quando il Presidente degli USA, Nixon, pose fine agli accordi di Bretton Woods, che definirono il vincolo della stampa di moneta con la convertibilità con l’oro.
Mentre l’accordo “madre”, il cui nome completo è “Central bank Gold Agreement”, risale alla fine degli anni ‘novanta, quando fu messo in piedi per evitare che le banche centrali, trovandosi con le casseforti colme di metallo giallo in eccesso rispetto alle reali esigenze di copertura, approfittassero del prezzo in rialzo dell’oro per fare cassa.
Nei primi mesi del 2000 la Bank of England fu tra le prime a disfarsi di 18 tonnellate d’ oro, a differenza della Banca d’Italia, che poteva vendere un controvalore di 12 miliardi di euro l’anno. Adusbef e Federconsumatori nutrono qualche dubbio anche sull’ubicazione delle riserve, quando Bankitalia afferma che 1.199.4 tonnellate sarebbero custodite a Roma, nel quartiere generale di Palazzo Koch in Via Nazionale, mentre la stragrande maggioranza dell’oro rimanente sarebbe custodita nei forzieri della Federal Reserve di New York, ed una parte più piccola nella Bank of England di Londra e nella Banca Nazionale della Svizzera a Berna.
Infine Adusbef e Federconsumatori, avendo maturato una sana diffidenza, anche in merito alla maggior parte dell’oro custodita all’estero invece che in Italia, chiedono: chi controlla i distratti controllori?”. OPI
Per l’oro custodito a New York non c’e’ niente da capire. E’ uno dei mezzi con i quali l’America si assicura l’assoluta fedelta’ della colonia.