Manlio Viola – Palermo, 19.05.2014 (BlogSicilia) – La notizia, dirompente, la scrive il Sole 24 ore anche se non ne sottolinea le possibili gravi conseguenze: “La ragioneria generale dello Stato ha individuato una anomalia – scrive il quotidiano di Confindustria – nella contabilità del bilancio della Regione che potrebbe configurare uno sforamento del patto di stabilità del 2013″.
In pratica la Regione avrebbe speso di più di quanto consentito dal patto di stabilità e questo farebbe saltare i conti. Una sorta di assist alla Corte dei Conti che in queste settimane sta valutando proprio i bilanci del 2013 della Regione in vista del giudizio di parifica che dovrà essere pronunciato per fine giugno, o al massimo nei primi giorni di luglio.
Uno sforamento del patto di stabilità unito al fatto che gli accantonamenti previsti a copertura dei residui attivi (ovvero dei soldi che la Regione ha riportato in bilancio come da incassare ma non ha mai incassato e difficilmente incasserà) sembrano essersi dissolti per pagare spese correnti potrebbe indurre la Corte a pronunciare, per la prima volta nella storia, parere negativo alla parifica dei conti dello scorso anno.
Una eventualità senza precedenti le cui conseguenze potrebbero essere devastanti per il governo regionale che rischierebbe un commissariamento. In linea puramente teorica, infatti, la mancata parifica unita all’assenza di una manovra per salvare gli stipendi ed una eventuale nuova impugnativa sulla finanziaria bis (per la quale mancherebbero le coperture se dovessero essere riportati nel 2014 i maggiori debiti dello scorso anno), porrebbe le basi per una “grave e persistente violazione dello Statuto” unica ipotesi di rimozione del Presidente della Regione.
Come già scritto altre volte questa eventualità è solo teorica e residuale ma mai come ora all’orizzonte si intravede la possibilità che poteri forti usino la grave crisi siciliana per una operazione del genere mai fatta in 68 anni ai Autonomia.
Ad onor del vero non sembra preoccupato l’assessore all’economia Roberto Agnello che sempre al sole 24 ore dice che si tratta solo di un equivoco contabile. Lo Stato fa i conti in maniera diversa dalla Regione e dunque solo “un fenomeno di apparenti maggiori spese”. Agnello conta anche sull’accordo raggiunto dal suo predecessore con il Ministero per spalmare su 11 anni il rientro dai residui attivi ma quell’accordo era precedente all’eventuale bocciatura del bilancio dello scorso anno cosa questa che mettere di nuovo tutto in discussione.
Che le spese siano “apparenti” o reali di certo c’è che i soldi per gli stipendi di circa 36mila dipendenti degli enti regionali non ci sono e la manovra salva stipendi non potrà tornare in aula prima del 20. Complessivamente la finanziaria bis dovrebbe valere 450 milioni di cui 130 proprio per gli stipendi ma se la Corte dei Conti insisterà nel considerare ormai “volatilizzate” le somme degli accantonamenti, per poter rimettere a posto i conti la Sicilia dovrebbe trovare non più 400 ma quasi 900 milioni.
Se già la manovrina è tornata in Commissione per la mancata copertura di una operazione da 136 milioni, dove mai se ne potranno trovare 900?