18 magg – Da un paio di giorni a questa parte, lo spread, il famigerato spread, è tornato a galoppare, nonostante i roboanti annunci di successi (fittizi) fatti dal primo ministro italiano Renzi.
La causa scatenante, apparentemente, è stata la pubblicazione dei dati Eurostat che vedono ancora il pil italiano in negativo, a dispetto delle previsioni degli analisti e del governo.
Ma cos’è in realtà lo spread e quali conseguenze porta?
A) Lo spread, nome esotico, può tranquillamente essere tradotto con il termine italiano “differenziale”. In campo finanziario esso rappresenta la differenza tra i rendimenti di due titoli di pari caratteristiche. Convenzionalmente viene utilizzato per confrontare i rendimenti dei titoli di stato decennali (BTP italiani, Bund tedeschi, Bonos spagnoli, ecc), ma potrebbe essere usato per qualsiasi titolo di debito (ad esempio obbligazioni FIAT e FORD con scadenza entrambe nel 2017).
Normalmente, in economia, più alto è il rendimento di un titolo, maggiore è il rischio collegato ad esso di non veder rimborsato il proprio investimento. Molti ricorderanno che alcune emissioni di bond greci avevano raggiunto tassi nell’ordine del 25%. Un titolo a zero rischi, teoricamente, dovrebbe offrire rendimento pari a zero. Nella realtà non accade perché comunque gli investitori desiderano percepire un interesse per vedere i propri soldi bloccati per un certi periodo di tempo.
Lo spread dovrebbe quindi misurare quanto un titolo è più rischioso rispetto ad un altro.
Come si genera lo spread? Semplicemente dalla legge di domanda ed offerta: più persone vogliono un titolo, meno rendimento darà; meno persone vogliono quel titolo, maggiore sarà il rendimento che dovrà offrire per essere venduto.
Sostanzialmente, quindi, uno spread alto significa che gli investitori non vogliono quel titolo e, trasposto sui titoli di stato, che non hanno fiducia in quello stato e nella sua capacità di ripagare i propri debiti.
Ma è proprio così? No, perché nella realtà lo spread è frutto delle speculazioni delle grandi banche d’investimento, dei fondi comuni e dei fondi sovrani che puntano a speculare sui differenziali tramite strumenti finanziari derivati. Spesso questi “mostri” dei mercati, vendono titoli senza averne la proprietà per creare panico nei piccoli investitori e portarli a vendere ed acquistarli ad un prezzo più basso di quello cui hanno venduto ciò che non avevano. Sono le famose vendite allo scoperto che tanto fanno guadagnare i grandi speculatori e tanto fanno perdere i piccoli.
Vediamo un esempio concreto: la Banca “DB” vende 8 miliardi di euro di titoli di stato italiani a 100, affermando che non si fida dell’Italia. DB gli 8 miliardi non li ha, ma ha alcune ore di tempo (spesso bastano minuti) per saldare l’operazione. Se il panico si diffonde, ci saranno molti ordini di vendita da una miriade di piccoli risparmiatori o altre banche che abboccano all’amo e le quotazioni scenderanno, ipotizziamo, a 95. A quel punto DB acquisterà gli 8 miliardi a 95 e li consegnerà a chi glieli aveva presi a 100. Il risultato del giochino è un guadagno del 5% su una cosa che DB non aveva in cassa. Che poi questo giochino abbia rovinato qualche migliaio o milioni di persone, e messo in ginocchio un’intera nazione, poco importa: i bilanci della banca DB saranno contenti.
Operazioni del genere possono essere ripetutamente compiute sia con lo scopo di guadagnare sia con lo scopo di condizionare i governi nazionali
B) Quali conseguenze ci sono per i piccoli risparmiatori dall’altalena dello spread? NESSUNA. Il BTP, come tutti i titoli a tasso fisso, viene emesso con un rendimento certo (ipotizziamo il 5%) che verrà dato all’investitore sotto forma di cedola annua. Alla scadenza del titolo, il risparmiatore riceverà il capitale investito inizialmente. Vediamo un esempio di btp decennale: oggi 16 maggio, va all’asta un btp decennale con rendimento 5%; significa che io verso ad esempio 100 e ogni anno riceverò un “compenso” di 5 ed alla scadenza del 10° anno avrò indietro i miei 100. Di quello che capita durante questi 10 anni, ovvero le famose oscillazioni dello spread e dei rendimenti, non mi devo preoccupare: io continuerò comunque a percepire 5 ogni anno e ad avere 100 a scadenza.
Il bello dei titoli a tasso fisso è proprio questo: se li tengo fino a scadenza non devo preoccuparmi di quello che capita sui mercati.
L’unico rischio che posso correre è di doverli vendere anticipatamente per qualche emergenza: SOLO in questo caso, effettivamente, potrei vedere variare il valore di rimborso. Per i piccoli risparmiatori si tratta di un caso marginale (mediamente solo un 7-8% dei risparmiatori mettono in vendita un BTP in anticipo, a meno che non siano “imbeccati” da solerti direttori di banca più interessati al bilancio della banca che all’interesse del cliente)
Da queste righe emerge quindi chiaramente come lo spread, non solo sia gestito dai grandi squali della finanza, ma che esso sia utilizzato spesso e volentieri per “tosare” il parco buoi dei piccoli risparmiatori e, vista la mole di miliardi di euro che essi riescono a muovere, addirittura per condizionare l’operato dei governi nazionali, come accaduto in Grecia, in Italia, in Spagna, in Portogallo ed in Irlanda.
Il modo migliore per “tagliare le mani” a questi sciacalli che non hanno il minimo scrupolo a gettare nella miseria più nera intere popolazioni, è quello di ignorare bellamente lo spread e continuare ad acquistare btp e bot o a tenerli nel cassetto per chi già li ha, come nulla fosse.
Luca Campolongo
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