15 magg – I rom e i sinti entrano direttamente in politica. Lo fanno per rivendicare il diritto a essere riconosciuti come minoranza linguistica. Oggi quindici loro rappresentanti hanno depositato alla Corte di Cassazione una proposta di legge di iniziativa popolare che lo chiede e che, in questo modo, intende porre rimedio alla discriminazione messa in atto nel 1999 quando fu approvata la legge 482, il cui titolo è “Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche”.
Quella normativa riconobbe il diritto alla tutela di dodici minoranze etnico-linguistiche storiche: albanese, catalana, germanica, greca, slovena, croata, francese, franco-provenzale, friulana, ladina, occitana e sarda. Insomma, tutti tranne i rom e i sinti benché – dopo i sardi e i friulani – costituiscano di fatto la minoranza linguistica più numerosa. Una minoranza che, però, al contrario di tutte le altre è “sprovvista di territorio”. In sostanza, la condizione attribuita ai sinti e ai rom italiani è la causa di una decisione che esclude la loro lingua dalla tutela. Questo benché la maggior parte di essi da generazioni siano stanziali.
L’iniziativa è stata presentata oggi in una conferenza stampa alla quale hanno preso parte i rappresentanti delle 43 associazioni di sinti e rom che la sostengono e anche il senatore Francesco Palermo che ha già presentato un disegno di legge sullo stesso argomento. La proposta fa riferimento alla Carta europea per le lingue nazionali e minoritarie approvata nel 1992 dal Consiglio d’Europa che l’Italia ha firmato nel 2000 ma non ha ancora ratificato. tiscali
….Apposto siamo!!!