14 mag. – Furiosi per l’intenzione di Pechino di piazzare una piattaforma petrolifera al largo delle isole contese di Paracel, manifestanti vietnamiti hanno saccheggiato uffici e appiccato il fuoco a una quindicina di fabbriche cinesi. L’esplosione di rabbia e’ assolutamente inusuale per il Paese, retto da un autoritario regime comunista. Gli incidenti sono avvenuti in un comprensorio industriale nella provincia de Binh Duong, nel sud del Paese, in cui operano fabbriche tessili e di calzature cinesi, taiwanesi e sudcoreane.
I manifestanti hano preso di mira aziende manifatturiere proprieta’ o gestite da cinesi. Quasi 20mila persone si sono riversate nelle strade e alcune di loro hanno cominciato a saccheggiare e attaccare le fabbriche e le strutture di sicurezza; poi hanno appiccato il fuoco ad almeno 15 fabbriche, ha riferito il portale VNExpress”, che e’ di proprieta’ statale. Molte aziende hanno chiuso gli impianti, dando agli operai una giornata di riposo; altra hanno appeso all’esterno la bandiera vietnamita, nel tentativo di scoraggiare i facinorosi. I video e le immagini postate su blog di dissidenti hanno documentato i disordini.
Vietnam e Cina sono da anni contrapposte nella disputa territoriale riguardanti alcune isole nel Mar Cinese meridionale, le Paracel e le Spratly. La piattaforma inizialmente era situata nelle acque a sud di Hong Kong, ma poi e’ stata spostata nelle vicinanze delle Paracel (che i cinesi chiamano Xisha); un atto che Hanoi ha definito “illegale”. Il giorno successivo, l’amministrazione della Sicurezza Marittima della Cina ha proibito di navigare a meno di un miglio nautico dalla piattaforma, una distanza che due giorni dopo ha aumentato a 3 miglia. Negli ultimi giorni ci sono state una serie di schermaglie. (AGI) .