10 mag.- A Dubai, “mi mantengo con il mio lavoro.
Faccio il maitre in un locale: di quello vivo, altro che latitanza dorata”. Lo dice in una intervista alla Repubblica, Amedeo Matacena al centro della vicenda giudiziaria che ha condotto all’arresto dell’ex ministro Claudio Scajola. “Dopo quello che e’ accaduto – afferma – e’ tempo di chiarire alcune cose, a partire dal fatto che nell’ordinanza di custodia cautelare, ci sono un sacco di sciocchezze. Non avevo nessuna intenzione di andare a Beirut, un’idea del genere non mi ha neppure sfiorato. Sarebbe stata una follia. Mi trovo in un Paese in cui non esiste l’estradizione, perche’ avrei dovuto andare in Libano dove invece esistono accordi bilaterali con l’Italia”?
Quanto alle intercettazioni da cui sarebbe emersa l’esistenza di un piano fra sua moglie e Scajola, Matacena afferma che “e’ semplicemente illogico ipotizzarlo. Mettetevi nei panni di mia moglie, era disperata e ha cercato aiuto. Fra l’altro, lei non ha mai accettato il fatto che io me ne fossi andato dopo la sentenza e se e’ venuta qui, e’ solo per sbrigare le pratiche della separazione”. Riferendosi alla sua vicenda personale dunque, Matacena afferma: “sono stato condannato ingiustamente, e’ stato un processo politico.
Aspetto gli esiti dei ricorsi”. E ora, afferma ancora, “mi mantengo con il mio lavoro. Lavoro a Dubai come ho sempre fatto nella mia vita. L’impegno politico in Forza Italia mi e’ costato molto. Ho perso praticamente tutto, compresa la mia famiglia”. (AGI) .