4 magg – «Vi siete divertiti ieri a picchiare in piazza, sapete fare solo quello!». L’affronto ai poliziotti che durante l’ultima guerriglia romana, il 12 aprile, erano stati «caricati» dai manifestanti dopo la piazza sarebbe continuato nelle corsie di un ospedale, l’Aurelia Hospital. «Tu hai dato delle manganellate?», avrebbero insistito due sanitari mentre l’assistente capo trasportato in codice giallo al pronto soccorso – colorito giudicato «cadaverico» e dialettica «confusa e sgrammaticata» – dopo aver pensato che il mondo si fosse improvvisamente capovolto ha infine firmato per le dimissioni anticipate contro il parere medico.
I fatti, oggetto di indagini del commissariato Aurelio guidato da Fabrizio Calzoni dopo la denuncia dei diretti interessati, si riferiscono a domenica 13 aprile, il giorno successivo alla manifestazione dei movimenti per la casa, black bloc e blu bloc, che hanno trasformato in un inferno le strade della Dolce Vita, via Veneto e piazza Barberini, armandosi tra le altre cose di bombe carta e bottiglie rotte. Di lì a poco sarebbe scoppiato il caso dell’agente «calpestatore» di una ragazza a terra che il capo della polizia Pansa ha poi giudicato «un cretino», mentre i soliti noti, guerriglieri di professione, rilanciavano online segnalazioni di presunte violenze.
A.R., il poliziotto trasferito col contingente a Roma proprio in occasione dell’evento del 12 aprile, ha accusato il malore l’indomani mattina all’interno dell’hotel in cui era alloggiato. Perdita dei sensi, confusa reazione alle domande, tutti pensavano a un collasso e si decide di chiamare il 118, che comunque arriva senza medico. L’ingresso in ospedale è in codice giallo che, tutti sanno, implica un’indifferibile urgenza nelle cure sanitarie. Invece l’agente, come si legge nel resoconto fornito dai poliziotti che lo hanno accompagnato, «viene parcheggiato in un corridoio di passaggio per oltre 50 minuti», poi la situazione precipita alle prime visite dei colleghi.
«Voi che indossate la divisa siete dei maleducati e prepotenti», avrebbe risposto uno dei sanitari di turno ad uno degli agenti in divisa che – vedendo vuoto lo sportello informazioni – si era «avventurato» lungo il corridoio chiedendo di A.R. Passa mezzora, altra infermiera, plateale: «Esca, vada fuori, il poliziotto sta facendo la Tac, ecco un altro che approfitta della divisa, prepotente!». Seguirebbe l’incredibile commento sulle manganellate, che il paziente-agente attribuisce a due infermieri i quali, notati i pantaloni d’ordinanza, gli si sono avvicinati: «Vi siete divertiti ieri a picchiare in piazza! Tu hai dato le manganellate?». Non va meglio neanche col medico di turno, la dottoressa F.B., con cui finalmente – dopo circa 3 ore di attesa e un contingente in partenza per Pesaro da riorganizzare – riesce a parlare: «Digli ai tuoi capi di stare calmi perché qui comando io e di non essere maleducati con le infermiere», spiegava rifiutandosi più volte di informare i colleghi sulle condizioni di salute («solo a te o ai familiari») nonostante l’esplicito consenso di A.R.
Infine, alle 13.23, l’agente firma per lasciare il pronto soccorso contro il parere medico. All’Aurelia Hospital questi fatti non risultano, l’ospedale si dice comunque disponibile a fare chiarezza partendo dall’ascolto della versione dell’agente.
Erica Dellapasqua per il tempo