29 apr – Un anno e sei mesi di condanna per Alberto Vecchi. E’ la richiesta avanzata oggi dalla pm Rossella Poggioli nel processo che vede imputato il consigliere regionale di Forza Italia per truffa aggravata.
Vecchi è accusato di aver trasferito solo fittiziamente la sua residenza, una volta eletto in viale Aldo Moro, da Bologna a Castelluccio di Porretta Terme, sull”Appennino bolognese, per percepire i rimborsi chilometrici. In tutto, nel periodo che va dal 2006 al 2011, si tratta di 87.000 euro circa, oltre 1.300 euro al mese.
Un processo fatto di tanti ”corvi”, che ”ancora adesso continuano a inviare a me, e anche a lei giudice, anonimi”. Difficile da mettere in piedi, insomma, perchè dopo anche i tanti articoli sui giornali ”chi sarebbe venuto in aula a dire che Alberto Vecchi è un truffatore?”. E pero’, per la pm Rossella Poggioli, appare chiaro che l’unico motivo per cui nell’ormai lontano luglio 2006 il consigliere regionale, appena subentrato in viale Aldo Moro al posto del defunto Marcello Bignami, sposto’ la sua residenza da Bologna a Castelluccio di Porretta Terme fu per ”percepire ingiustamente rimborsi chilometrici”, per ”ottenere benefici che lui a un certo momento del suo percorso istituzionale ritiene di dover riscuotere”.
E’ stato il giorno della requisitoria dell’accusa oggi. Secondo la Procura di Bologna nel periodo dal 2006 al 2011 l’esponente di Forza Italia avrebbe intascato, senza averne diritto, circa 87.000 di rimborsi per i suoi spostamenti (inesistenti secondo la pm) tra Castelluccio e la sede della Regione. I tabulati telefonici fanno ipotizzare, sostiene la Procura, che dal 25 marzo 2010 al 14 febbraio 2011, Vecchi, ”costretto solo per la diffusione delle notizie che lo riguardavano”, possa aver passato circa 70 notti a Porretta, un po’ di piu’ delle 14 (al massimo) che passo’ in montagna l’anno prima, quando ancora non era apparso in rete il video del grillino Andrea Defranceschi. Video dal titolo esemplificativo, ”Non è un paese per Vecchi”.
Poggioli punta il dito sulla tempistica, definita ”singolare”. Marcello Bignami, l’allora consigliere del Pdl a cui Vecchi subentra nel 2006, muore il 9 luglio di quell”anno. ”Fino a quella data- osserva la pm- Vecchi aveva la residenza a Bologna”, nella casa in cui tuttora risiedono la moglie e il figlio piccolo. Ebbene, il 18 luglio 2006, ”nove giorni dopo la morte di Bignami, Vecchi (primo dei non eletti, ndr) trasferisce la sua residenza a Castelluccio”, in una casa di proprietà dei coniugi Migliorini, genitori di Michele, compagno di partito di Vecchi. Bisogna aspettare la ripresa del Consiglio regionale dopo la pausa estiva per la proclamazione ufficiale di Vecchi, che arriva il 27 settembre 2006, ”ma lui già l’1 agosto presenta agli uffici competenti l’autocertificazione che attesta il suo cambio di residenza”. Proprio lo stesso giorno, ricostruisce la pm, arriva a Castelluccio il primo accertamento anagrafico dei vigili che non trovano in casa Vecchi, ma si fidano di quanto raccontano i suoi padroni di casa, ”anche se non viene mostrato nessun contratto di locazione”.
La pratica sembra essere andata in porto, fino a quel fatidico 25 marzo 2010, quando, a ridosso della nuova tornata elettorale per le regionali, l’allora candidato e oggi capogruppo del Movimento 5 stelle diffonde il video che avanza pesanti sospetti sull’effettiva residenza di Vecchi a Castelluccio. E guarda caso, fa notare Poggioli, la notte tra il 25 e 26 marzo 2010, è la prima da un anno a quella parte (i tabulati non potevano andare piu’ indietro per legge) in cui il cellulare di Vecchi aggancia una cella vicino a Castelluccio. Nell’anno precedente, dal 14 febbraio 2009 al 25 marzo 2010, il cellulare di Vecchi, quello che lui definisce la sua ”utenza politica”, è attivo per 91 volte in orario notturno, da mezzanotte alle sei di mattino, ma mai vicino a Castelluccio.
Per Claudio Clausi Schettini, difensore di Vecchi, il ”mutismo” del cellulare di Vecchi si puo’ spiegare col fatto che quelle sono case di montagna antiche, e in cui la ricezione è difettosa. Gli stessi vicini testimoniano che nel palazzo ci sono ”coni d’ombra”, in cui i telefonini non ”prendono”. E se dopo il 25 marzo 2010 il cellulare di Vecchi risulta piu’ presente in orari notturni in zona Castelluccio è semplicemente perchè fu piu’ accorto.
La replica della pm Poggioli, pero’, smonta questa tesi: Vecchi all’epoca aveva un bimbo piccolo che stava con la mamma nella casa di Bologna. Allora, incalza, ”dovremmo dire che Vecchi è un genitore totalmente inaffidabile” se non si preoccupa di essere sempre reperibile quando è lontano dal figlio poco piu’ che neonato.
Contro Vecchi ci sono poi i controlli dei vigili che riprendono a inizio 2010, anche in questo caso ”probabilmente per gli articoli di stampa”. Tutti controlli che fanno un buco nell’acqua, il consigliere non è mai in casa e a luglio 2010 Vecchi stesso scrive una lettera a quello che era il sindaco di Porretta, Sergio Sabattini, spiegandogli tutti i suoi numerosi impegni, da mattina fino a sera, compresi i weekend, come giustificazione delle sue ripetute assenze. Gli risponde il comandante dei vigili urbani locali, che sottolinea che in altri casi sarebbe già stato cancellato dall’elenco dei residenti e gli chiede l’autorizzazione a effettuare verifiche negli orari non canonici, ovvero prima delle sette di mattina e dopo le 21 di sera. Ma Vecchi a questa sollecitazione non risponde: lui dirà che il suo silenzio era da intendersi come assenso. Per tutta l’estate e oltre, comunque, i controlli si interrompono.
Il 13 novembre 2010 i vigili tornano nell’abitazione di Castelluccio, ma anche stavolta Vecchi non c’è: era in diretta a una trasmissione su un’emittente locale, si giustificherà. La prima volta in cui la Polizia municipale lo trova nella sua residenza è il 23 dicembre 2010: la vigilessa incaricata della verifica, sentita nel processo, racconterà di averlo ”sorpreso” in boxer, di mattina, mentre si preparava per uscire. Troppo poco per la pm Poggioli, secondo cui quella di Castelluccio, una ”casa dimessa, senza neanche i termosifoni, a parte una stufa che impiegava del tempo per riscaldare i locali”, non puo’ essere considerata neanche una casa delle vacanze, visto che moglie e figlio di Vecchi non ci si fermano mai a dormire, neanche quando d’estate vanno nelle piscine della zona che il consigliere gestiva. E non regge, secondo Poggioli, neanche la giustificazione per cui Vecchi cambio’ di residenza perchè l’allora suo partito di appartenenza, An, decise di candidarlo per le successive amministrative a sindaco di Porretta, nel 2007. Quell’idea, sottolinea Poggioli, nasce nella primavera del 2005, Vecchi cambia residenza nell’estate del 2006, ma in autunno il progetto è già naufragato perchè la coalizione decide di puntare sul leghista Manes Bernardini.
Secondo il difensore Clausi Schettini, invece, i tabulati non sono decisivi: innanzitutto perche’ magari Vecchi poteva lasciare il cellulare scarico a casa della moglie, approfittando delle ore notturne per ricaricarlo, e poi perche’ in numerose occasioni in orari serali e” risultato agganciato a celle in montagna e quindi c”e” il dubbio che si sia fermato a dormire a Castelluccio. Inoltre, ”l’accusa non ha portato un solo testimone che abbia detto di non aver mai visto Vecchi in quelle zone”. Lavoro, di contro, fatto dalla difesa che ha ascoltato in aula la proprietaria del generi alimentari o il macellaio di Castelluccio che hanno confermato di vedere spesso Vecchi. In piu”, secondo Clausi Schettini, c’è un elemento decisivo che convince Vecchi, solo nel luglio del 2006, a prendere la residenza vicino Porretta: il 19 giugno di quell’anno l’esponente politico, che per lavoro macina chilometri su chilometri nelle zone di montagna che sono di sua competenza (”Spende quasi mille euro di benzina al mese”), ha un incidente stradale all’altezza di Gaggio Montano, e non si tratta di una sciocchezza, ”visto che i danni vengono valutati in 9.600 euro”. Da quel momento capisce, spiega il suo legale, che è piu’ prudente fermarsi a dormire a Castelluccio piuttosto che viaggiare di notte. Poggioli chiede una condanna a 18 mesi e Clausi Schettini l’assoluzione perche’ il fatto non sussiste. La sentenza del giudice Paola Passerone è attesa per il 24 giugno.
(FONTE Dire)