24 apr – Ancora una volta nelle carceri italiane si viola l’articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo per trattamento inumano e degradante. Il fatto, rende noto l’associazione Antigone, si riferisce ad una sentenza di ieri della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo – la numero 73869/10 – che ha condannato il nostro paese a risarcire un detenuto, Giovanni Castaldo, ristretto nella Casa circondariale di Bellizzi Irpino, per il ritardo con il quale gli sono state prestate le cure mediche. Per i giudici di Strasburgo, negare la salute dei detenuti, equivale ad un trattamento inumano.
Il caso, seguito dal Difensore Civico di Antigone e dall’avvocato Cristiana Bianco, si riferisce ad un detenuto che, arrestato nel febbraio 2009, fu prima rinchiuso nel penitenziario di Poggioreale, posto successivamente agli arresti domiciliari, per essere riportato nuovamente in carcere – a Bellizzi Irpino – nell’ottobre dello stesso anno. All’arrivo nel carcere di Bellizzi Irpino l’uomo fece presente che, essendo stato sottoposto ad un intervento chirurgico che aveva provocato in lui dei gravi postumi, avrebbe dovuto essere collocato in una cella singola dotata di servizi igienici con possibilità di lavaggio quotidiano. Una situazione questa che non ha trovato riscontro immediato da parte dell’autorità penitenziaria tanto da spingere il detenuto a diversi tentativi di suicidio, il primo dei quali nel novembre dello stesso 2009. Ed è proprio sul tempo trascorso da questo primo tentativo e l’inizio del ciclo di riabilitazione per risolvere i problemi di salute dello stesso che la Corte si è soffermata. Questi ritardi hanno infatti “creato nell’uomo – secondo i giudici – costanti sentimenti di ansia ed inferiorità, sufficienti a costituire una umiliazione e il conseguente trattamento degradante previsto dall’articolo 3 della Convenzione”.
Per questo i giudici hanno accolto il ricorso condannando l’Italia a risarcire economicamente il detenuto con una somma pari a 25.000 euro. “Ci auguriamo – dichiara il suo presidente nazionale Patrizio Gonnella – che il percorso di riforme intrapreso non si fermi e che la qualità della vita penitenziaria migliori, partendo proprio dal diritto alla salute dei detenuti così che non si verifichino più casi di abbandono terapeutico”. tmnews
E i detenuti prima di commettero crimini di ogni tipo, si sono soffermati a pensare il male che avrebbero causato ad altre persone? Vale più la vita di un innocente o quella di un detenuto?