Giovanni Paolo II, un santo nel quotidiano

Bob Dylan e Giovanni Paolo II al Congresso eucaristico di Bologna del 27 settembre 1997
Bob Dylan e Giovanni Paolo II al Congresso eucaristico di Bologna del 27 settembre 1997

Andrea Tornielli
L’ultimo miracolo-Perché Giovanni Paolo II è santo
Casa editrice Piemme

«Santo subito!». Così acclamava la folla, davanti alla basilica di San Pietro, poche ore dopo la morte di Karol Wojtyla. Ad appena nove anni dalla scomparsa, Giovanni Paolo II ottiene l’aureola in tempi record. Il processo di canonizzazione è stato il più rapido di tutta la storia della Chiesa e il vaticanista Andrea Tornielli svela i passaggi top secret che hanno condotto la Consulta medica della Congregazione delle cause dei santi a riconoscere come inspiegabile la guarigione di una donna gravemente malata, che dal Costa Rica seguì l’intera cerimonia di beatificazione del pontefice pregandolo con fede. Dopo l’approvazione di un primo miracolo per la beatificazione, le procedure di canonizzazione prevedono il riconoscimento di un secondo miracolo. Il postulatore della causa, monsignor Slawomir Oder, ha presentato alla Congregazione vaticana la documentazione sul presunto risanamento. Dopo il primo parere favorevole, il dossier con le cartelle cliniche e le testimonianze è stato quindi presentato ufficialmente al dicastero che ha certificato il miracolo attribuendolo all’intercessione del beato papa Wojtyla. Un racconto avvincente, che s’intreccia con la descrizione del fenomeno di devozione fiorito intorno alla figura del pontefice polacco e con le dichiarazioni sconvolgenti di tanti fedeli che ricorrendo a lui nella preghiera gli attribuiscono grazie ricevute, richieste esaudite, conversioni straordinarie.
Vaticanista, giornalista del quotidiano La Stampa e coordinatore del sito web Vatican Insider, collabora con varie riviste italiane e internazionali. Numerose le sue pubblicazioni, tradotte in 17 paesi, tra cui ricordiamo presso Piemme: Benedetto XVI. Il custode della fede, Carlo Maria Martini. Il profeta del dialogo, Francesco. Insieme e I fioretti di papa Francesco (2013).


INTERVISTA AD ANDREA TORNIELLI, GIOVEDI’ 24 APRILE 2014 (a cura di Luca Balduzzi)

Domenica 27 aprile la Chiesa cattolica proclamerà santo Papa Giovanni Paolo II. Curiosamente, in quella stessa Festività della Divina Misericordia da lui istituita, e in cui è scomparso nell’aprile del 2005…
La scelta della data non è causale ed è proprio legata alla domenica della Divina Misericordia e alla data della sua morte. Mi sembra significativo anche il fatto che la canonizzazione sia celebrata ora da un Pontefice che insiste molto sul tema della misericordia.

Durante il suo pontificato Papa Giovanni Paolo II ha proclamato beati o santi molti uomini e donne spesso ancora vivi nella memoria dei loro concittadini, o addirittura con familiari ancora in vita. Un modo differente di intendere la “santità”, che si rispecchiava nelle caratteristiche della sua figura e del suo magistero…
Certo, Papa Wojtyla, con il suo elevatissimo numero di nuovi santi e nuovi beati (più di quanti non fossero stati elevati agli altari dai suoi predecessori messi insieme) ha voluto indicare la via della santità comune: il santo è una persona che vive straordinariamente l’ordinario, ma non è un superuomo né una superdonna. La santità è possibile a tutti e in tutte le condizioni. In particolare mi piace sottolineare che Giovanni Paolo II ha cercato -non senza incontrare difficoltà e anche qualche resistenza- di portare sugli altari figure di laici, padri e madri di famiglia, e anche di coppie, come nel caso dei coniugi Beltrame Quattrocchi.

Quali testimonianze della “santità” di Papa Giovanni Paolo II ricorda personalmente?
Non sono testimone diretto di fatti eclatanti. Ma posso dire di essere stato sempre molto impressionato da come Giovanni Paolo II pregava e dalla sua capacità di immergersi in Dio. Mi ha commosso seguire il suo viaggio in Terra Santa nel marzo 2000, e vedere come e quanto pregava. Tra l’altro, in quella occasione, Papa Wojtyla “sfrattò” il suo segretario Stanislaw Dziwisz dalla camera da letto accanto alla sua nella delegazione apostolica di Gerusalemme per far posto al Santissimo e trasformarla in cappella: voleva poter pregare anche durante la notte…

Che cosa ha fatto sì che la canonizzazione di Papa Giovanni Paolo II possa avvenire a meno di dieci anni dalla sua morte? Di sicuro, è stata immediata la sua fama di santità…
C’è stata la fama di santità, la commozione per come il Papa aveva vissuto la sofferenza dei suoi ultimi anni. Ma c’è stata anche la decisione del suo successore Benedetto XVI di derogare ai cinque anni di attesa dalla morte per aprire il processo canonico. E c’è stata una corsia preferenziale da parte della Congregazione delle cause dei santi. Tutto questo ha contribuito a creare il record.

La Chiesa cattolica ha da poco festeggiato il primo anno di pontificato di Papa Francesco… ci sono elementi in comune fra la Chiesa che immaginava Papa Giovanni Paolo II e quella che Papa Francesco sta cercando di “ricostruire” dopo un periodo difficile?
Hanno vissuto in tempi diversi: Giovanni Paolo II è stato un uomo del Novecento, che ha vissuto -direi fino nella carne- le grandi divisioni provocate dalle ideologie totalitarie di quel secolo. Ma è stato anche il Papa della Divina Misericordia, come ricordavamo all’inizio. E io credo che Francesco stia cercando di portare la Chiesa fuori da stessa, dall’autoreferenzialità, dando anche un esempio significativo di sobrietà. La gente, anche i lontani, questo lo percepisce e lo capisce.