Contratto a tempo indeterminato per due donne rom: “L’inclusione è possibile”. Posto fisso ai rom? Succede a Roma.
22 apr – Nella Capitale grazie a un progetto della cooperativa Ermes, in collaborazione con il V Municipio, due donne rom del campo Gordiani, sono state assunte a tempo indeterminato da un’azienda. La politica locale, o almeno parte di essa, esulta. L’assessore Cutini: “Soddisfatta, sono storie poco note che vanno raccontate”.
E’ RomaToday a raccontare con dovizia di particolari la vicenda.
Prima la formazione, poi il tirocinio, poi l’assunzione a tempo indeterminato. Un traguardo difficile per tutti, visti i tempi di crisi, ma quasi impossibile per chi vive ai margini del tessuto sociale. E invece stavolta a poter vantare un posto di lavoro fisso sono due donne di origine rom.
Il progetto è stato seguito passo dopo passo dalla cooperativa Ermes, impegnata da diversi anni nell’ambito di progetti per l’integrazione sociale, con interventi rivolti a categorie deboli o a rischio, migranti e rom. Un operatore di Ermes spiega a RomaToday: “Sono i Servizi Sociali del Municipio che ci segnalano le persone da avviare a percorsi di questo tipo”.
“Si comincia con una fase formativa che chiamiamo ‘formazione on the job’, durante la quale si svolgono colloqui, incontri di orientamento e percorsi di qualificazione per l’utente, poi si passa alla fase di incontro con le aziende e al tirocinio, che può anche essere retribuito”. Nel caso delle due rom di Gordiani si è andati anche oltre. “E’ stato un successo perché l’azienda (di ristorazione, ndr) ha apprezzato molto il lavoro che hanno svolto e ha deciso di assumerle all’interno dell’organico, prima con un periodo di prova, poi con un contratto a tempo indeterminato”.
Dalle cooperativa e dal municipio ci tengono a spiegare che il progetto non è “per rom”, ma inclusivo dei rom nel contesto urbano: “Il progetto punta al superamento di forme di assistenzialismo una tantum, che non portano a una vera integrazione. L’obiettivo è dare la possibilità a persone in difficoltà di poter contare su una sussistenza autonoma”.
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Ovviamente mettendo da parte i nostri giovani, i 40, 50,60 enni senza un lavoro…Evviva l’inclusione!!!