22 apr – Cara Roma, sei su Scherzi a Parte . Perché un sindaco così, come Ignazio Marino, era davvero difficile andarlo a trovare. I romani ancora si chiedono dove lo sia andato a prendere il Pd e soprattutto perché. L’ultima performance del chirurgo marziano è una commedia dell’assurdo. E ad andarci di mezzo sono, di nuovo, i nostri due poveri marò. Sei mesi fa Marino fece rimuovere senza un apparente motivo le immagini in Campidoglio per chiederne la liberazione. Ora il sindaco rifila un nuovo ceffone ai nostri due militari trattenuti in India da oltre due anni.
Andiamo con ordine. Dieci giorni fa l’Assemblea Capitolina approva all’unanimità una mozione presentata dal consigliere comunale di FI Giordano Tredicine che impegna il sindaco ad accendere il Colosseo il 21 aprile, giorno del Natale di Roma, per sensibilizzare governo, opinione pubblica e comunità internazionale sulla vicenda di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Tutti i 35 consiglieri presenti votano a favore, compresi quelli dell’ultrasinistra e della pittoresca Lista Civica Marino.
Ore 20.10
Davanti al Colosseo si assiepano un centinaio di persone di tutte le età. In mezzo a loro c’è naturalmente lo stesso Tredicine. Ma il Colosseo, contrariamente a quanto tutti si attendevano e a quanto stabilito dalla mozione, non si accende. Un comunicato stampa dello stesso Tredicine attacca il sindaco rimproverandogli di non aver voluto accendere il Colosseo. In redazione scatta l’allarme. «Vuoi vedere che Marino ne ha combinata un’altra delle sue?», ci chiediamo. C’è un solo modo per saperlo: telefonare al diretto interessato. Così chiamiamo il capo ufficio stampa del Comune di Roma, Marco Girella, che spiega: «No, il Colosseo non lo accendiamo più. Il ministero degli Esteri ci ha chiesto di non farlo. Sapete, in India ci sono le elezioni... C’è il timore che un gesto del genere possa compromettere i rapporti con Nuova Delhi…».
Ore 21.05
Facciamo le nostre verifiche. Chiamiamo il ministro Federica Mogherini, chiedendo spiegazioni alla sua portavoce. Dopo un po’ ci richiama, spiazzandoci. «No, non abbiamo mai detto al sindaco di Roma di non accendere il Colosseo per i due marò. Anzi… Sapete quanto il ministro tenga a questa vicenda, a riportare a casa quei due ragazzi… Non abbiamo nulla in contrario a un’iniziativa del genere, anzi ne saremmo contenti».
Ore 21.20
La commedia dell’assurdo arriva a livelli impensabili. Girella ci manda un sms: «Tra venti minuti accendiamo il Campidoglio». Evidentemente, la Farnesina avrà richiamato all’ordine – usiamo un eufemismo – il sindaco. Però che c’entra il Campidoglio col Colosseo? Pensiamo a un lapsus. Invece no, al telefono Girella ci spiega che il Colosseo dipende dal Mibac e non lo possono accendere così seduta stante. Ma come? L’atto dell’Assemblea Capitolina è di dieci giorni fa e il sindaco non aveva provveduto a chiedere autorizzazione ai Beni Culturali? Soprassediamo: l’importante è che qualcosa si accenda. Chiamiamo il fotografo: «Fai la foto al Colosseo spento, poi vai in Campidoglio che accendono Palazzo Senatorio».
Ore 21.46
Nuovo contatto telefonico con Girella, che ci annuncia: «Accendiamo il Colosseo!». Contrordine compagni. Richiamiamo per la ventesima volta il fotografo: «Rivai al Colosseo, lo accendono. Fai la foto». E lui, il povero Pasquale, stremato psicologicamente: «Ma ragazzi, stiamo scherzando?». Purtroppo no.
Ore 22.07
Squilla il telefono. È ancora Girella: «Lo abbiamo acceso, eh!». Poco prima ci aveva chiamato il fotografo. Alla fine se qualcosa si è acceso a Roma per quei due poveri ragazzi è grazie a Il Tempo . La credibilità del Campidoglio è invece ridotta al lumicino…
Daniele Di Mario il tempo
Per i loro traffici “affari” li chiamano, sono alla gogna due persone innocenti!!!
Cari tutti,
Se in India sono così importanti le elezioni forse il “nostro” sindaco dovrebbe consigliare ai tanti indiani che liberamente (a differenza dei NOSTRI maró) di tornarsene a casa per adempiere ai loro doveri!!!