19 apr – Nel giugno 2013, postava sulla sua pagina Facebook la frase “Ma mai nessuno che se la stupri, così tanto per capire cosa può provare la vittima di questo efferato reato“. Queste le parole incriminate, scritte sul social network dall’ex consigliera leghista dell’Arcella, Dolores Valandro, e rivolte all’allora ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge. Confermata in appello, come riportano i quotidiani locali, l’accusa di istigazione alla violenza per motivi razziali.
ISTIGAZIONE ALLO STUPRO. La Corte d’Appello di Venezia conferma la condanna del tribunale di Padova. 13 mesi (sospesi) e il divieto, per tre anni, di partecipazione a campagne elettorali e manifestazioni di propaganda politica. Questa la sentenza, sollecitata dalla Procura generale e contestata, invece, dalla difesa, intenzionata a fare ricorso alla Suprema Corte. Dolores Valandro, poi espulsa dal partito, avrebbe istigato, con il famigerato post, allo stupro dell’ex ministro congolese. Evidente, secondo i giudici, lo sfondo razziale su cui poggerebbe la frase dell’ex consigliera.
Diversamente la pensa l’avvocato difensore Massimiliano Nicolai, che nega la sussistenza di un nesso di stampo razzista. Il testo incriminato non farebbe, a suo avviso, riferimento alcuno al pregiudizio di cui sarebbe accusata l’ex leghista. Per conoscere le motivazioni della Corte ci vorranno sessanta giorni. Nel frattempo, la difesa si prepara a trascinare il caso fino alla Suprema Corte.
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e’ inutile lamentarsi
bisogna pubblicare i nomi del collegio giudicante pm compreso