18 apr – Mattia Vicarelli, responsabile di Forza Nuova Perugia e Massimiliano Argenio, responsabile provinciale, sono due delle voci più significative nella vicenda di vero e proprio sabotaggio che ha colpito il movimento in occasione delle elezioni europee, per quello che riguarda il Centro Italia.
“E’ stato davvero assurdo” – raccontano Argenio e Vicarelli -“Dovevamo andare a consegnare il materiale elettorale a Roma, ma non avendo possibilità di recarci fin lì , ci eravamo messi d’accordo con altri militanti toscani, con cui ci saremmo incontrati ad Arezzo e a cui avremmo consegnato i moduli umbri. Sarebbe stato poi loro compito prendere anche quelli della Toscana e portarli direttamente nella Capitale.
Una volta arrivati ad Arezzo, abbiamo ricevuto una loro telefonata: avevano avuto dei problemi e sarebbero arrivati con un po’ di ritardo. Per guadagnare tempo, hanno chiesto a noi di andare all’ufficio elettorale aretino e ritirare il materiale. Non potendo assolutamente prevedere cosa sarebbe successo di lì a poco, siamo andati tranquillamente all’Ufficio elettorale. Gli addetti inizialmente si sono mostrati disponibili e ci hanno detto che in una trentina di minuti i certificati di cui avevamo bisogno sarebbero stati pronti. Peccato che circa tre quarti d’ora dopo non solo non ci avevano ancora dato nulla, anzi : mentre noi aspettavamo, erano stati chiamati due agenti in borghese.
Senza troppe spiegazioni ci hanno portato in questura, e ci hanno sottoposto ad una serie di interrogatori assurdi, riguardanti ipotetiche indagini in merito a raccolte di firme false. Questi interrogatori si sono svolti sotto forma di “testimonianza” , ma senza alcun avvocato presente, e senza che alla fine ci fosse consegnato alcun documento riportante le nostre dichiarazioni.
Ciò che conferma inoltre l’assurdità della situazione è come, dopo gli interrogatori, siamo stati congedati dalla questura e rimandati all’ufficio elettorale, in cui alla fine i certificati ci sono stati dati senza problemi. Se davvero fossimo stati sospettati di aver operato con firme false, non avrebbero dovuto consegnarceli. La verità è che faceva tutto parte di una strategia ben definita. Siamo stati trattenuti in questura abbastanza tempo affinché si facesse tardi, e quando siamo riusciti ad incontrare i nostri camerati toscani, era ben chiaro che non sarebbero mai riusciti ad arrivare a Roma in tempo per la consegna.”
Damiano Pace