9 apr. – L’epidemia di Ebola in corso in Africa occidentale e’ tra le piu’ difficili da affrontare da quando la malattia, circa quarant’anni fa, apparve per la prima volta. Lo ha detto Keiji Fukuda, vice direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Santa’ (Oms): “E’ uno dei focolai di Ebola piu’ difficili che abbiamo mai affrontato”.
Finora i morti per il virus sono 111, ma l’epidemia si sta ancora espandendo.
Cominciata in Guinea Conakry, si e’ gia’ estesa alla Liberia e ci sono vari focolai: tre ‘punti caldi’ sono in Guinea Forestiere, una regione circa 900km a sud della capitale della Guinea, Conakry, una citta’ dove sono gia’ stati registrati una ventina di casi. L’Oms comunque per ora non raccomanda restrizioni di viaggio ne’ in Guinea, dove il contagio e’ apparso il 22 marzo e sono stati registrati 157 casi, 101 vittime e 67 casi sono stati confermati dai test di laboratorio; ne’ in Liberia, un Paese confinante, dove sono stati accertati 21 casi, 10 sono morti, e i casi confermati sono 5. Per ora, gli altri casi sospetti nella regione, si sono rivelati tutti falsi allarmi.
“Ci aspettiamo che saremo impegnati con questa epidemia per i prossimi due, tre, quattro mesi, prima di stare tranquilli”, ha aggiunto Fukuda. La pericolosita’ di Ebola e’ che si tratta di una malattia altamente contagiosa, incurabile, e con tassi di mortalita’ vicini al 90 per cento (anche se per ora la percentuale dei pazienti che si sono contagiati e che sono morti e’ attorno al 65 per cento). Il contagio avviene mediante il contatto diretto con il sangue o con i fluidi e i tessuti corporali delle persone e animali contagiati.
A complicare il controllo dell’attuale epidemia, il fatto che il virus sia comparso in Africa Occidentale, una zona dove era sconosciuto finora; e dunque – ha spiegato Fukuda – ne’ tra i medici ne’ tra la popolazione locale si sa bene come affrontare l’epidemia. In Guinea comunque l’Oms ha inviato una missione di 50 esperti, tra i quali vari medici di Uganda, Repubblica Democratica del Congo e Gabon, Paesi che invece sanno bene come affrontare questa malattia.
Preoccupa l’Oms anche il fatto che l’epidemia sia arrivata nella capitale, dove i contatti tra le persone sono molto assidui e avvengono anche tra sconosciuti, il che rende difficile rintracciare il ‘percorso’ del virus. Finora, la peggiore epidemia di Ebola, fu quella in Uganda, nel 2000, quando morirono 425 persone. Il periodo di incubazione del virus e’ tra i due e i 21 giorni; per questo l’Oms potra’ parlare di controllo dell’epidemia quando saranno trascorsi 42 giorni senza che sia stato individuato alcun nuovo caso, uno scenario che per ora sembra di la’ da venire.
“Sarebbe bene che anche l’Italia iniziasse ad attivare misure di attenzione negli aeroporti e nei centri di prima accoglienza” alla luce dell’epidemia di Ebola in corso in Guinea. E’ l’appello dei microbiologi dell’Amcli, che ricorda come il codice rosso sia gia’ scattato negli aeroporti europei di Parigi, Bruxelles, Madrid, Francoforte e Lisbona, principali scali dei voli provenienti dall’Africa. “Questa e’ la vera novita’ rispetto ai passati 40 anni di piccole epidemie – spiega Pierangelo Clerici, Presidente Amcli – purtroppo questa volta il virus non si e’ fermato ai villaggi rurali, ma ha iniziato a diffondersi in un grande centro urbano dove vivono due milioni di persone e si tratta del ceppo piu’ aggressivo (ceppo Zaire). L’isolamento dei casi non basta, e’ fondamentale tracciare la catena di trasmissione”.