9 apr. – Dopo dieci anni di sentenze, che di fatto l’hanno smontata pezzo per pezzo, cade oggi il “mattone” piu’ importante della legge 40 sulla fecondazione assistita: il divieto di fecondazione eterologa, cioe’ con gameti di donatore esterno alla coppia. La Corte Costituzionale ha infatti giudicato illegittimo il divieto, accogliendo i ricorsi presentati dai tribunali di Milano, Firenze e Catania, sollecitati a loro volta dai ricorsi di altrettante coppie sterili.
“La sentenza di oggi – hanno commentato Filomena Gallo e Gianni Baldini, legali del procedimento di Firenze, i primi a sollevare il dubbio di legittimita’ costituzionale sull’eterologa – ha valore di legge e non e’ oppugnabile. Da oggi non potra’ mai piu’ essere emanata dal Parlamento una legge che prevede il divieto di fecondazione di tipo eterologa. Tale decisione vale per tutti i cittadini italiani che hanno problemi di sterilita’. nessun vuoto normativo, ma con la legge 40 cosi’ modificata garanzie per i nati e per le coppie”.
Piu’ prudente il commento del ministro della Salute Beatrice Lorenzin: “L’introduzione della fecondazione eterologa nel nostro ordinamento e’ un evento complesso che difficilmente potra’ essere attuato solo mediante decreti”, ha spiegato.
“Sono questioni che non si puo’ pensare di regolare con un atto di tipo amministrativo ma necessitano una condivisione piu’ ampia, di tipo parlamentare. Alla luce delle motivazioni della Consulta – ha concluso – al piu’ presto comunicheremo la “road map” per l’attuazione della sentenza”.
Esulta il mondo dei centri italiani che attuano la procreazione medicalmente assistita: per il Cecos Italia la sentenza e’ “una svolta dopo dieci anni di dolore”, mentre il ginecologo Severino Antinori, uno dei “padri” della fecondazione assistita in Italia, si dice “pronto fin da subito” a praticare l’eterologa nel suo centro di Milano: “Mai piu’ ‘viaggi della speranza’ all’estero”. Di tutt’altro tenore il commento lapidario della Pontificia Accademia per la Vita: la sentenza della Consulta desta “sconcerto e dispiacere”, lanciando l’allarme sui rischi di una futura “selezione riproduttiva”. agi