Banche: prestiti negati a famiglie e imprese, ma concessi ad amici e compagni di merende

prestiti9 apr –  Esigua (10,8%) la quota di imprese che si rivolgono alle banche per un finanziamento e sempre meno quelle che si vedono accogliere le richieste di fido (passate dal 26% al 23,8%) portando la percentuale effettiva di imprese finanziate ad appena il 2,6%, il livello più basso dal 2009.
Da Fonte Osservatorio Credito Confcommercio (OCC) si apprende che il peggioramento delle condizioni generali del credito e il protrarsi della stretta creditizia, confermata peraltro dalla riduzione dei finanziamenti ai settori produttivi e alle famiglie per 62 miliardi tra settembre 2012 e settembre 2013 rilevata da Banca d’Italia, “continuano a costituire un pesante freno all’attività e alle possibilità di investimento delle imprese, soprattutto per quelle di minori dimensioni e quelle operanti nel Mezzogiorno”.

La ricerca della Confcommercio – sottolineano Elio Lannutti (Adusbef) e Rosario Trefiletti (Federconsumatori) – conferma la stretta creditizia per famiglie e Pmi senza Santi in Paradiso, per erogare masse creditizie di decine di miliardi di euro privi di garanzie reali ai soliti amici, sodali, compagni di merende dei banchieri di sistema, come insegnano i casi di scuola di Zaleski, Zunino, Ligresti, che dovrebbero perfino interessare le Procure della Repubblica per violazione al codice penale per incauti affidamenti, mentre una prudente gestione del credito e del risparmio imporrebbe che, prima di offrire affidamenti, i banchieri ed i relativi comitati fidi dovrebbero scrutinare la capacità del richiedente di poter far fronte alla restituzione del debito o di offrire garanzie tangibili per evitare di iscrivere i fidi a sofferenza (arrivati a 160 mld di euro al gennaio scorso.

Secondo Bankitalia infatti, nel primo mese del 2014 il tasso di crescita delle sofferenze è risultato pari al 24,5% annuo e salite a gennaio a 160,4 miliardi di euro, contro i 155,9 miliardi del mese precedente, con prospettive di futuri incrementi (secondo l’Abi) che dovrebbero superare quota 190 miliardi di euro nel 2015, al punto che la stessa Banca d’Italia ha suggerito la messa a punto di una ‘bad bank’, concedendo garanzie pubbliche agli istituti che si mettono insieme per risolvere il problema. Ma uno dei gravi scandali, oltre al costo di un conto corrente pari in Italia ad una media di 371 euro l’anno, contro analoga media di 114 euro in Europa, è rappresentato dallo spread sui tassi di interessi, sia sui mutui più cari in Italia di 140 punti base, che portano a spendere 30.000 euro in più rispetto ad un cittadino europeo per ogni prestito trentennale di 100.000 euro, che sugli scoperti ed aperture di credito senza affidamento.

Mentre le banche raccolgono a tassi di interesse sotto o intorno all’1%, applicando tassi elevati su prestiti e fidi, come risulta dal decreto del 24 marzo 2014 del ministero dell’Economia che ha fissato i tassi globali medi (TEGM) praticati da banche e da intermediari su prestiti, leasing, crediti personali stabiliti dal comma 1 dell’articolo 2 della legge n. 108/1996 su disposizioni in materia di usura, così come modificato dal decreto legge n. 70/2011 convertito con modifiche dalla legge n. 106/2011, rilevati dalla Banca d’Italia e in vigore per il periodo di applicazione che va dall’1 aprile al 30 giugno 2014.

Nel periodo dall’1 aprile al 30 giugno 2014, i valori dei tassi applicati sulla cessione del quinto dello stipendio (i prestiti più garantiti e con sofferenze vicine allo zero) per classi di importo fino a 5.000 euro, i tassi medi sono del 12,08 %, tassi considerati “soglia usura” 19,1000%, oltre 5.000 euro i tassi medi applicati sono dell’11,50, tassi “soglia usura” 18,3750. Per le aperture di credito 11,48, tassi soglia 18,3; scoperti senza affidamento tassi del 16,25%; tasi soglia 24,25%; crediti personali tassi 11,82%, soglia 18,775%; credito revolving 16,97%, soglia 24,970%; mutui a tasso fisso tassi 5,17, soglia 10,4625%.
Poiché sono queste categorie di consumatori vessati e strangolati dalle banche, che pagano i lauti pasti dei banchieri e gli improvvidi affidamenti elargiti ai loro amici e compagni di merende, è arrivata l’ora – concludono Lannutti e Trefiletti – di aprire una seria indagine su come vengono concessi i fidi e perché vengono revocati con un preavviso di 24 ore, che spesso portano a gesti estremi titolari di attività imprenditoriali e commerciali sane. 

(OPI – 7.4.2014)