7 apr – La storia, recente, si ripete. Centinaia di filorussi hanno preso domenica sera il controllo di un edificio dell’amministrazione regionale di Kharkiv, nell’est dell’Ucraina. Circa 2.000 persone hanno chiesto a gran voce un referendum simile a quello che ha sancito la volontà della Crimea di staccarsi dal Paese.
Scene simili si erano avute, poche ore prime, a Luhansk, città vicina al confine con la Russia. Centinaia di persone hanno circondato la sede locale delle forze di sicurezza.
“Voglio andare a casa – dice un’abitante della città – vedere la mia famiglia. E per passare il confine dovrei avere un passaporto straniero? Per vedere le mie zie, le mie sorelle, i miei cugini? Chi ha bisogno di questo?”
Anche a Donetsk, la più importante città industriale dell’oriente ucraino, feudo del deposto presidente Viktor Yanukovich, monta la protesta contro i nuovi assetti del potere. Kiev accusa Mosca di essere regista del malcontento nell’est del Paese.
A Donetsk come negli altri centri industriali dell’est ucraino si protesta soprattutto contro i primi provvedimenti adottati dal governo, tra i quali spicca l’esclusione del russo tra le lingue ufficiali del paese.
“Mi preoccupa il domani del mio paese” ammette una donna scesa in piazza a Donetsk “Sono contraria alla separazione, ma non sono neanche d’accordo con il governo di Kiev. Sono tornati di nuovo gli oligarchi al potere”.
Il referendum per la secessione della Crimea ha creato un precedente in tutta la regione, a maggioranza russofona e fondamentale per l’economia nazionale, che teme ora di essere marginalizzata da Kiev. euronews