5 apr. – “Io in Italia non investo piu'”: Flavio Briatore, l’imprenditore del “Billionaire” e del talent-sout “The apprentice”, spara a zero contro la burocrazia in un’intervista pubblica a Reggio Calabria con il direttore di Chi Alfonso e di Panorama Giorgio Mule’ a chiusura della manifestazione “Panorama d’Italia”.
“Un imprenditore investe in un Paese dove ci sono le condizioni per farlo“, ha spiegato: “Io in Sardegna ho investito per anni e mi sono reso conto, alla fine, che non puoi fare le cose. La burocrazia che c’e’ qui non esiste in nessun altro Paese“. Secondo l’imprenditore, “in America come in Kenya abbiamo fatto cose in due anni che in Italia ce ne volevano otto. La gente qui non investe piu’ perche’ ha paura, in questo Paese le leggi vengono sempre interpretate in vario modo, non danno sicurezze. La burocrazia e’ quel che ha danneggiato di piu’ l’Italia, quelli che per colpa dei burocrati non investono piu’, come me, sono tanti. Ci vorrebbe una rivoluzione”.
“In un Paese normale ci dev’essere mobilita’ lavorativa”, ha proseguito Briatore, “qui in Italia le start-up fanno fatica a decollare. Qui in Italia facciamo riforme sui giornali, ma non in concreto. In Spagna hanno introdotto la mobilita’ sul lavoro e ci sono state proteste infuocate, poi tutto e’ rientrato e la riforma e’ passata. Ci vuole flessibilita’. E chi lavora bene perche’ deve guadagnare quanto chi e’ assenteista?”.
Sul problema degli stipendi dei manager, Briatore dice che “uno che produce e crea ricchezza deve essere pagato, il contrario e’ demagogia. Il problema e’ che la gente dev’essere pagata in base ai risultati. In Italia il problema e’ che la gente viene liquidata dopo aver fatto danni alle Fs e mandata all’Alitalia!”.
“Sono stato azionista di Unicredit – ha inoltre rimarcato – abbiamo avuto un presidente che ha fatto danni, credo 15 miliardi di danni, lo hanno liquidato con 38 milioni e l’hanno mandato in un’altra banca in crisi”. “Io non credo che abbassando lo stipendio a 50 manager risolviamo il problema dell’Italia, lo dice il mercato, non Briatore”. “Certi manager sono l’espressione della politica. E fanno danni perche’ sono incapaci. Poi il vero dramma dell’Italia e’ che quando hai un operaio che prende 1.200 euro all’azienda costano 2.500 e questa differenza va nel calderone del costo della politica e della burocrazia”.
“Ci vuole una rivoluzione nel mondo del lavoro, l’Italia e’ stata superata da tanti altri Paesi proprio per mancanza d’investimenti, di servizi e di amore per il fare”, ha aggiunto Briatore. “A Marbella ho avuto una licenza di un Billionaire in due settimane. Qui il sistema ostacola. Enrico Letta ha fatto il giro delle parrocchie per trovare investimenti stranieri, poi e’ andato in Kuwait dove c’e’ un fondo sovrano che amministra 350 miliardi di dollari e gli ha dato 500 milioni, come per levarselo dalla balle.
Quelli del Qatar, che hanno investito molto in Sardegna, si sono visti trattare a pesci in faccia. Gli amministratori italiani viaggiano poco, non parlano le lingue e non conoscono il mondo”. Briatore si e’ infine difeso dall’accusa di essere eccessivo, il simbolo della cafonaggine: “Certo, il Billionaire e’ una provocazione, intanto abbiamo 62 negozi, le discoteche sono 12 e ne ho vendute la meta’ a un gruppo di Singapore, mi va benissimo che mi diano del cafone, quelli che lo fanno sono dei poveracci. Al Billionaire sono venuti tutti, chi lo critica e’ perche’ non li ho fatti entrare. L’anno scorso e’ venuto a Montecarlo il re della pubblicita’, Martin Sorrell, e l’ho buttato fuori. Non ho paura di nessuno perche’ non sono ricattabile. La cultura del Billionarie e’ una sola: fare robe che funzionano, dove la gente che lavora prende regolarmente il suo salario”. (AGI) .