Caserta, 3 apr 2014 – L’ex sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino e’ stato arrestato stamattina dai carabinieri nell’ambito di un’inchiesta sulla vendita illecita di carburante a Caserta. Oltre a Cosentino sono sei le persone destinatarie di provvedimento di custodia cautelare in carcere, mentre per altre sette sono scattati gli arresti domiciliari.
Dovranno rispondere, a vario titolo, di estorsione, concussione, illecita conorrenza con violenza e minaccia, calunnia, favoreggiamento personale, riciclaggio, con l’aggravante del metodo mafioso.
Oltre all’ex parlamentare, sono finiti in carcere anche i suoi due fratelli Antonio e Giovanni, mentre due provvedimenti sono stati notificati ai due esponenti del clan dei casalesi, Antonio e Pasquale Zagaria, fratelli del noto boss Michele, gia’ detenuti.
Gli altri colpiti da provvedimento di custodia cautelare sono funzionari dell’Ufficio tecnico del comune di Casal di Principe, della Regione Campania, nonche’ della Kuwait Petroleum Italia (Q8).
In sostanza – come ricostruisce un nota della Direzione distrettuale antimafia della procura di Napoli – i tre fratelli Cosentino avrebbero utilizzato la loro influenza politica e il loro legame diretto con il clan dei casalesi per favorire gli affari delle societa’ di famiglia ”Aversana Petroli’‘, ”Aversana Gas” e ”Ip Service”, ai danni della concorrenza. Ancora, avrebbero aiutato il clan camorristico a riciclare denaro.
Per le indagini e’ stata infatti di ”estrema importanza” la collaborazione della parte offesa, il titolare di una stazione di servizio in costruzione nel comune di Villa Briano che avrebbe ostacolato quella nel comune di Casal di Principe riconducibile ai Cosentino. Se questi, esercitando pressioni sui funzionari pubblici, ottenevano dunque facilmente i permessi di costruzione, anche in presenza di cause ostative, l’altro veniva, invece, ostacolato a livello amministrativo, nonche’ minacciato e intimidato.
Gli inquirenti parlano di ”un vero e proprio ‘sistema’ criminoso capace di incidere profondamente sul regolare andamento del mercato ed hanno evidenziato soprattutto una illecita posizione di vantaggio, in cui si trovavano a operare le ditte riconducibili alla famiglia Cosentino”, la quale poteva far conto, tra gli altri, sulla propria ”influenza politica e criminale”, nonche’ ”sullo stabile rapporto di cointeressenza di Nicola Cosentino con il clan dei casalesi”.
Gli inquirenti parlano esplicitamente di ”spregiudicatezza dei fratelli Cosentino nella gestione del loro potere economico e l’asservimento tale scopo del concorrente potere politico accumulato da Nicola Cosentino e del rapporto di scambievole interesse con esponenti del clan dei casalesi”.
Da qui, la necessita’ della custodia cautelare in carcere decisa dal Gip alla luce dei ”frequenti contatti di Cosentino, anche nel periodo in cui era ai domiciliari, con importanti esponenti della politica e delle istituzioni locali e nazionali, comprovando cosi’ il persistente svolgimento da parte dello stesso di attivita’ politica”.
A Giovanni Cosentino, e’ stata poi contestata ”una continua attivita’ di riciclaggio in favore del clan dei casalesi, svolta attraverso il meccanismo del cambio degli assegni di provenienza illecita con denaro contante”. asca