2 apr 2014 – ”I nuovi test di screening sul sangue materno per verificare le anomalie nel feto non solo non sembrano funzionare ma si sono rivelati pericolosi! Salviamo le vite di quei bambini che erroneamente vengono considerati portatori di cromosomopatie come la Sindrome di Down. Dai primi risultati accertati documentalmente compaiono numerosi falsi positivi che portano le donne all’interruzione di gravidanza’‘.
A lanciare l’allarme e’ Claudio Giorlandino, ginecologo, presidente della Fondazione Altamedica per lo studio delle patologie della madre e del feto. ”Prescindendo da tutte le considerazioni scientifiche a favore e contro tali test, sento forte il dovere etico di riferire la mia esperienza che, dopo un primo interesse, e’ divenuta presto sospetto, preoccupazione ed infine allarme per quel che ho potuto documentare – afferma Giorlandino -. Negli ultimi mesi si sono rivolte a me 8 gestanti che avevano avuto un test positivo per patologia fetale, prevalentemente da un unico centro di genetica dopo essere state sottoposte a questi test di screening – spiega – ho eseguito in questi 8 casi il test di conferma mediante villocentesi o amniocentesi riscontrando, con crescente sbigottimento che, su addiritttura 6 di questi 8 feti definiti patologici, non venivano confermate le patologie! 5 infatti sono risultati perfettamente sani ed uno e’ verosimilmente altrettanto sano, anche se ancora sono in corso verifiche”.
”Recentemente, appena ho improvvisamente realizzato che, alcune pazienti, approfittando del fatto che il risultato del test giunge prima dell’epoca prevista come limite temporale per la interruzione volontaria di gravidanza, venivano indirizzate direttamente all’aborto senza neanche cercare la conferma attraverso i test diagnostici, ho sentito forte il dovere morale, etico e deontologico, di allertare le madri su questo rischio concreto – afferma Giorlandino – .
Se a me, su 8 donne giunte casualmente, circa il 75% avevano avuto un risultato errato, immagino in Italia quante altre volte questo sia avvenuto e quante volte stia avvenendo. Esiste poi , dall’altra parte, l’opposta possibilita’ che quelle gestanti che si sentono serene per aver avuta una risposta rassicurante da un test che di DNA presenta solo il nome, ma non la certezza, potranno poi avere una sorpresa alla nascita. Questo pero’ e’ il male eticamente minore. Cio’ che angoscia e sconcerta – dice Giorlandino – e’ il solo astratto pensiero che, un test falsamente patologico, senza opportuna conferma, abbia gia’ portato all’aborto un numero imprecisato di poverette male informate”.