29 mar – La condanna c’è stata, ed è stata pesante: ergastolo. È in carcere che dovrà finire i suoi giorni Giovanni Vantaggiato, il mostro di Brindisi, l’uomo che fece l’attentato alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi in cui perse la vita Melissa Bassi e furono gravemente ferite una decina di sue compagne di scuola. La vicenda toccò da vicino i lettori di Libero, che aderirono con grande generosità a una raccolta fondi per aiutare le ragazze gravemente ustionate, bisognose per altro di cure che il servizio sanitario nazionale non assicurava. Quei fondi di Libero, insieme a un anticipo concesso dalla Regione Puglia, sono le uniche risorse su cui hanno potuto contare le famiglie delle ragazze.
La sentenza ha riconosciuto numerosi risarcimenti danni a tutti a carico del Vantaggiato: da 30 a 200 mila euro a seconda dei casi, e 400 mila euro ai genitori di Melissa. Ma non è stato possibile ottenere nemmeno un centesimo di provvisionale. Perché tutti i beni di Vantaggiato, mobili e immobili, sono stati confiscati dallo Stato. Una parte dal ministero dell’Interno, che ha fatto scattare i provvedimenti previsti dalla legge sul terrorismo (Vantaggiato è stato condannato per l’attentato proprio con l’aggravante terroristica). Il resto da Equitalia, perché nelle more del processo è emerso che quello che sembrava un semplice benzinaio pugliese era invece ricco possidente, ma al fisco aveva sempre presentato una dichiarazione dei redditi da fame, evadendo le tasse.
Gli esattori di Attilio Befera sono stati più veloci della luce, prendendosi subito la liquidità depositata sui conti correnti dell’attentatore, e perfino 200 mila euro investiti in titoli di Stato in una gestione patrimoniale del Monte dei Paschi di Siena. Fra Equitalia e ministero dell’Interno presi tutti i beni immobiliari dell’attentatore, e perfino uno yacht che era risultato di sua proprietà. Morale della favola: le famiglie delle ragazze ferite e ancora bisognose di costosissime cure non hanno ricevuto un centesimo dei risarcimenti dovuti e stabiliti dalla sentenza di primo grado. Li hanno fregati il fisco e il ministero dell’Interno, che pure avrebbe avuto il compito opposto, aiutarli. È l’epilogo grottesco di una vicenda tutta italiana, che una volta di più mostra il volto di uno Stato nemico dei cittadini, soprattutto quelli più indifesi, che dopo avere subito la violenza di un attentato terroristico, si trovano oggi di fronte alla imprevista e ancora più odiosa violenza della burocrazia.
Intendiamoci, Equitalia e il ministero dell’Interno per portare via soldi e beni a Vantaggiato hanno utilizzato la normativa vigente. Durante il processo infatti è emersa la colossale evasione fiscale dell’attentatore. Scrive la sentenza del maggio scorso: «Dalle indagini patrimoniali eseguite dalla polizia giudiziaria, di cui si da conto nella nota congiunta ROS CC Lecce e Squadra Mobile Questura di Lecce dell’8-8-2012 si evince chiaramente che il Vantaggiato ed il suo nucleo familiare dal 1990 in poi, pur dichiarando redditi modesti nemmeno sufficienti a “consentire di fare fronte alle primarie necessità della famiglia”, ha operato acquisti di beni mobili ed immobili di varia tipologia (anche una imbarcazione per il prezzo di un miliardo di lire nell’anno 1997), ha realizzato fabbricati di rilevante valore ed ha, infine, ha accumulato risorse finanziarie per alcune centinaia di migliaia di euro sostenendo per di più gli impegni economici correlati al ricorso al finanziamento bancario».
Secondo le indagini fiscali «la sproporzione tra i redditi dichiarati ed il valore economico dei beni entrati a fare parte del patrimonio dell’ imputato si è accresciuta nel tempo toccando la cifra massima nel 2004 (- 1.053.577,84 euro ) per poi ridiscendere nell’anno 2010, per effetto del maggiore ammontare dei redditi dichiarati, alla cifra, comunque significativa, di 732.844,08 euro». Risultato finale: la zampata del fisco che si è preso tutto quel che era possibile. Più veloce in alcuni casi anche rispetto alla confisca disposta a favore del ministero dell’Interno secondo la legge antiterrorismo. Anche qui la normativa era stata pensata per favorire le vittime del terrorismo procedendo a sequestri e confische per non dare tempo agli autori del crimine di nascondere i propri possedimenti. Ma quei sequestri e confische dovevano servire alle vittime degli attentati, non allo Stato stesso (che pure direttamente o indirettamente ha ricevuto danni, quelli all’edificio scolastico e alla strada dove è esplosa la bomba). Clamoroso poi il volo rapace di Equitalia che è stata più rapida delle sue famose cartelle esattoriali. Anche in questo caso è vero che il fisco è creditore privilegiato, ma il buon senso avrebbe suggerito a chiunque quale fosse la priorità.
Se il ministero dell’Interno non istituirà una corsia preferenziale, e il governo non interverrà sul caso Equitalia, si fa tutta in salita la strada per le vittime di quell’attentato, costrette a un nuovo calvario. Potranno accedere in tempi lunghi al fondo per le vittime del terrorismo, ma anche su quella strada le difficoltà burocratiche non sono mancate. Due volte hanno fatto tutte le visite mediche necessarie per stabilire le invalidità subite, ma a quasi tutte il ministero dell’Interno ha fatto rivedere i punteggi ottenuti. Non riconoscendo ad esempio a molte ragazze il danno psicologico e morale per quell’attentato. Che pure è evidente, e quasi ovvio: quella tragedia ha cambiato le loro vite, sfregiato a lungo e in qualche caso irrimediabilmente i loro corpi nell’alba della giovinezza, cambiato profondamente le vite di tutti.
Franco Bechis per libero