Tremonti: la Germania volle l’Italia nell’euro per distruggere la nostra industria

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S’intitola Bugie e verità il libro di Giulio Tremonti pubblicato da Mondadori di cui Libero pubblica alcuni stralci del terzo capitolo. L’ex ministro racconta la genesi della moneta unica, cosa ha portato all’introduzione dell’euro. Non solo. Il ministro parla anche del mistero dei derivati per l’Europa, “spericolate operazioni finanziarie inventate per occultare i costi di ingresso nell’euro con la complicità dei governo”. Ecco alcuni passaggi del libro. 

Della nostra sovranità, di una visione dell’Italia come nazione, non possiamo fare a meno e, anzi, oggi ci serve più che mai. All’estero, per loro conto, lo hanno capito. Non per caso lo slogan elettorale del cancelliere Merkel era «per una Germania forte». E poi l’euro. Non è infatti solo con la globalizzazione che un mondo nuovo ha preso il posto di quello vecchio; è anche con l’euro che alla vecchia Europa economica si è sovrapposta una nuova Europa politica. La storia dell’euro si intreccia con alcuni «codici misterici», ovvero con alcuni segreti. Qui ne trattiamo due: quello dell’unificazione tedesca; quello dell’ingresso dell’Italia nell’euro.

1) Ancora alla fine degli anni Ottanta, come era stato nei precedenti decenni, era presente e un po’ dappertutto la paura storica della Germania. Nel 1989, dopo la caduta del Muro di Berlino, si temeva in specie che, se la Germania si fosse riunita conservando il suo marco, allora non sarebbe stata la Germania a integrarsi nell’Europa, ma l’Europa a integrarsi nella Germania, proprio come ora ci sembra di vedere.
Ufficialmente, lo scambio tra unificazione tedesca, fine del marco, nascita dell’euro è sempre stato escluso. Solo una volta, interrogato, un protagonista di quel processo rispose enigmaticamente: «Le grandi idee possono a volte essere servite dalle circostanze…». […]

2) Per tutti questi ultimi, lunghi anni la versione ufficiale sull’ingresso dell’Italia nell’euro è stata questa: si è trattato di un grande successo dell’Italia, merito della sua illuminata e ispirata classe dirigente. Una classe che dell’ingresso nell’euro ha poi fatto il simbolo legittimante della sua assoluta superiorità e capacità, tecnica e morale. Tutti gli altri sarebbero stati e sarebbero ancora subeuropei e/o subcapaci. In realtà, non sembra che sia andata proprio così.

Italia nell’euro per deindustrializzarla

All’opposto, sembra che a volere l’ingresso dell’Italia nell’euro non sia stata solo la nostra classe dirigente dell’epoca, ma anche l’industria tedesca, che, temendo d’essere circondata a gatto selvaggio dall’industria italiana, con le sue tipiche svalutazioni competitive, avrebbe convinto il sistema delle banche tedesche a far entrare a ogni costo l’Italia nell’euro.

Allora l’industria tedesca formulò comunque, nel corso di una riunione ad hoc tenutasi sul lago Lemano, un ulteriore argomento, davvero lungimirante: una volta entrata nell’euro, l’industria italiana sarebbe stata intrappolata e spiazzata proprio dalla nuova moneta. Una moneta che, nel medio andare, si sarebbe infatti rivelata troppo forte per un’economia debole, come quella italiana.

One thought on “Tremonti: la Germania volle l’Italia nell’euro per distruggere la nostra industria

  1. E’ bello, facile parlare quando non si è più in politica oppure si è dietro le quinte…
    E facile fare le cose prima e pentirsi dopo… ma ahimè posto per la redenzione non c’è.
    Siete state e lo sarete anche in futuro persone senza cuore, senza onestà, senza scrupoli.

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