Bologna: 7mila famiglie sfrattate, c’è chi vive in cantine, garage o container

sfrattoBologna, 22 marzo 2014 – Tra sfratti e morosita’ sono sempre di piu’ le famiglie che, anche a Bologna, sono in crisi per la casa. “Stimo che siano almeno 20.000 nella provincia di Bologna le famiglie in piu’ grave condizione di disagio per la loro condizione abitativa”, lancia l’allarme Mauro Colombarini, segretario provinciale del Sunia-Cgil, nella sua relazione al congresso di ieri. In genere, spiega Colombarini, si tratta di “persone da sole (circa il 40%), nuclei numerosi (il 20%) per la quasi totalita’ stranieri e famiglie monogenitoriali (15%). Tutte famiglie monoreddito”. In questi anni di crisi, tra l’altro, “e’ aumentata l’area del disagio, anche in ceti sociali dove questi problemi fino ad ora erano sconosciuti: commercianti, liberi professionisti, piccoli imprenditori dell’edilizia”. A conti fatti, ammette Colombarini, “posso solo dire che a Bologna non me lo ricordo un periodo cosi’ complicato”.

Perdita del lavoro e impoverimento sono la causa principale degli sfratti, che non accennano a diminuire. “Abbiamo visto crescere fino a 7.000 in cinque anni il numero delle famiglie sfrattate per morosita’ – afferma il segretario del Sunia – il doppio rispetto al quinquennio precedente. E nel 2013 gli sfratti sono aumentati ancora del 10% (1.606)”. Ma sono in costante crescita anche “i senza casa, le residenze collettive, le coabitazioni (col 4,4% l’Emilia-Romagna viene dopo l’Umbria per numero di famiglie coabitanti, ndr), le sistemazioni di emergenza, magari in cinque o sei per stanza, e coloro che vivono in spazi inadeguati come cantine, garage o container”. Il Sunia chiede dunque ai Comuni di “spingere insieme la Regione a riequilibrare i fondi per l’emergenza abitativa (2,15 milioni) rispetto a quelli destinati all’accesso alla proprieta’ (sette milioni)” e di “utilizzarli piu’ rapidamente”.

La crisi si fa sentire anche per chi abita in alloggi Erp. I prezzi di bollette e manutenzione “sono in continuo aumento e rappresentano un costo che gli assegnatari a reddito medio basso fanno sempre piu’ fatica a sopportare – denuncia Colombarini – in moltissimi casi, queste spese superano abbondantemente il canone di locazione e per risparmiare sempre piu’ inquilini sono costretti a usare in modo insufficiente le forniture”. Il Sunia ha fatto a Comune e Acer alcune “proposte per migliorare i servizi e ridurre il peso delle bollette”. Su questo “non intendiamo recedere – avverte Colombarini – come su qualita’ e costi di manutenzione, che restano un nervo scoperto: spesso gli assegnatari denunciano scarsa cura e attenzione negli interventi svolti. E le carenze sono ancora notevoli: sicurezza degli impianti, spreco energetico, barriere architettoniche”.

Insomma, in un momento in cui “tutto il welfare e’ in sofferenza – afferma il segretario del Sunia – non possiamo non essere allarmati sul futuro dell’edilizia pubblica. Spero che la Regione si sbrighi a dare corpo al Tavolo territoriale di concertazione: sappiamo bene che gli alloggi pubblici sono insufficienti e che non possiamo aspettare investimenti consistenti”. Quindi bisogna “arginare rapidamente il fenomeno degli alloggi vuoti, ridurre drasticamente i tempi di ripristino e riassegnazione, migliorare i controlli e mantenere alta l’attenzione” sui furbetti. Quanto all’Agenzia metropolitana per l’affitto, “continuiamo a crederci – assicura Colombarini – anche se finora i risultati sono inferiori alle attese, le prospettive sono buone. Ora pero’ la macchina deve accelerare. La difficolta’ non sara’ trovare alloggi da affittare, ma affitti sostenibili per la fascia di reddito intermedia”. In altre parole, “affitti tra i 3-400 euro al massimo: e’ quello che manca”.

(Fonte Dire)