18 mar – Casi di sadismo burocratico alimentati da un’idea antisociale della spending review. Si risparmia sulle spese sanitarie, ma in modo vessatorio, crudele a volte. Così può capitare a un disabile di essere invitato dalla Asl a scegliere tra lo strumento che lo aiuta a camminare e quello che gli consente di riposare. O l’uno o l’altro.
“E’ esattamente così – conferma Ileana Argentin, deputato del Partito democratico – e infatti giovedì prossimo presenterò una interrogazione alla commissione Affari sociali della Camera. Domando perché venga legittimato questo atteggiamento vergognoso di alcune Asl. Qua non si sta chiedendo alla Sanità pubblica di acquistare un abito di Fendi, ma strumenti indispensabili per vivere. E’ scandaloso pensare di risparmiare a spese dei più deboli”.
“Denunciare le Asl alla mgistratura” – Un caso è avvenuto nei giorni scorsi a Torino: a un signore che aveva fatto domanda per ottenere una carrozzina, la Asl ha chiesto la restituzione del deambulatore. Ma segnalazioni di episodi analoghi arrivano alle associazioni un po’ da tutte le parti d’Italia. Tanto che l’agenzia Redattore Sociale ha pubblicato un articolo per suggerire alle vittime di questo genere di vessazioni di chiedere alle Asl una motivazione scritta. Per poi presentare denuncia alla magistratura.
“Non esiste alcuna norma a sostegno di queste pretese”, denuncia la Argentin. Il “nomenclatore tariffario” (il documento emanato e periodicamente aggiornato dal ministero della Salute per stabilire le modalità di fornitura di protesi e ausili) non prevede che si debba scegliere e che sia vietato avere in dotazione due diversi strumenti. Il criterio generale è che un disabile ha diritto ad avere dal servizio sanitario nazionale gli ausili di cui necessita.
Semplice buon senso. In effetti non dovrebbe essere difficile capire che se neghi le scarpe ortopediche a un disabile a cui hai assegnato un letto speciale gli stai dicendo che è meglio che la smetta di sforzarsi di camminare. E che per la Sanità pubblica è opportuno che stia sempre sdraiato.. Oppure, quando l’alternativa è tra le scarpe e la carrozzina, che deve stare sempre seduto. Non si tratta di esempi astratti, ma di episodi effettivamente accaduti.
“Non aderire alle richieste di restituzione” – A leggere le testimonianze, si ha l’impressione che alcune Asl – per eccesso di debiti o di zelo – “ci provino”. Che cioè rendano tutto molto complicato per scoraggiare le richieste di nuovi ausili. Una tecnica per frenare le pretese dei furbi? Pare improbabile. Chi si è fermamente opposto alla richiesta di restituzione dell’ausilio e ha minacciato di presentare denuncia alla fine è stato lasciato in pace. Ma non tutti sono informati adeguatamente. “Specie per le persone più semplici – commenta la parlamentare – la richiesta delle autorità sanitarie suona come un ordine”. Infatti i fragili destinatari quasi sempre obbediscono. E poi, quando se lo possono permettere, acquistano l’ausilio con i loro soldi. .
“Le Asl – ha dichiarato a Redattore Sociale Marina Cometto, esperta della materia e da anni impegnata ai difesa dei diritti dei disabili – queste cose non possono farle. C’è chi per giustificare certe richiestefa riferimento a una vecchia legge che prevedeva l’incompatibilità di due ausili, ma oggi non esiste alcuna norma di questo genere. Invece i pazienti con disabilità si sentono dire cose incredibili sugli ausili. Per esempio, che se viene autorizzato il letto ortopedico non si possono autorizzare le scarpe ortopediche perché il letto, dicono, è prescrivibile solo a chi è obbligato a letto con continuità. Di fatto, pongono dei limiti che non esistono e sono illogici: servono solo per risparmiare”.
Ed ecco la raccomandazione ai disabili e ai loro familiari: “Suggerisco a tutti che, quando un’Asl rifiuta l’autorizzazione per un ausilio, chiedano la motivazione scritta. Così, potranno denunciare l’inadempienza illegittima”.
La crudele beffa al paraciclista di Manduria – Mentre la conversazione è in corso, giunge a Ileana Argentin una notizia sbalorditiva, che ha a che fare ancora una volta con le relazioni della Sanità pubblica col mondo della disabilità. In questo caso, però, non si parla dei tradizionali ausili. Perché il protagonista è un paraciclista, Leonardo Mella, di Manduria.
Da tempo cercava un triciclo per partecipare alle competizioni agonistiche. E lo scorso 8 marzo la responsabile del l’area Politiche per la programmazione della salute della Regione Puglia gli ha comunicato che il mezzo gli era stato regalato da un’azienda di Treviso e che era a sua disposizione nella sede della “Fondazione missioni sogni Onlus” di Milano. Felice per la notizia, Mella decide di chiamare l’azienda benefattrice – i cui responsabili cascano della nuvole: non sanno niente di quella storia – e la Onlus milanese. Che gli risponde così: “Non ci risulta la donazione di questo triciclo. Ed è impossibile che si siano rivolti a noi perché ci occupiamo di bambini”.
Sgomento, tenta di mettersi in contatto con l’ufficio regionale. Scrive mail, telefona. Nessuno gli risponde. Fatto sta che la notizia della beffa si è diffusa rapidamente, e a Manduria in tanti subito si sono mobilitati. “Sì, era tutto un bluff e mi hanno ingannato – ha commentato Leonardo – ma io vado avanti lo stesso con l’aiuto dei miei concittadini. Sono più onesti di chi, invece, rappresentando le istituzioni, si prende gioco di me e della mia disabilità”. TISCALI