7 marzo . Ciak. Nemmeno l’Oscar unisce la politica del Campidoglio. La cittadinanza onoraria a Paolo Sorrentino per la regia della Grande Bellezza è riuscita a scatenare un dibattito surreale e molto all’italiana. A metà tra il cineclub, che ormai spopola nei bar come in rete, e il classico gioco delle parti.
Alla fine però il cineasta napoletano – da anni residente a piazza Vittorio – ha avuto il via libera dell’Aula Giulio Cesare: il 14 marzo sarà in Campidoglio per ricevere la Lupa e la Pergamena. Ma l’opposizione, tra astenuti e voti contrari, ha voluto rovinare la festa al sindaco Ignazio Marino, promotore dell’iniziativa. «Mi sono emozionato quando Paolo ha detto che avrebbe accettato con orgoglio il nostro riconoscimento – ha raccontato il primo cittadino – questo Oscar inorgoglisce Roma, oltre che l’intero Paese».
Intanto, lontano dalle chiacchiere e con la statuetta ben riposta in valigia proprio ieri all’alba Sorrentino è ritornato in Italia, a Fiumicino, e con i fotografi in agguato si è preso in giro («Mi fate sentire come Belen») per poi andare a riposare dopo la sbornia di gloria e party di questi giorni, in attesa della festa organizzata da Carlo Verdone. Dunque il regista magari si sarà perso il dibattito del Campidoglio. Con il sindaco che ha anche annunciato un tour sui luoghi immortalati dal film, cercando così di unire metaforicamente in un abbraccio di celluloide maggioranza e opposizione.