Firenze, 27 feb. – In Toscana, i commercianti coinvolti in vario modo nel fenomeno dell’usura sono circa 8 mila, il 10, 6 % sul totale degli attivi, in linea con i dati nazionali che vedono la crescita delle denunce di usura del 15 % in un solo anno. E’ questo l’effetto drammatico di una Regione, un tempo tra le piu’ ricche e produttive del Paese, e ormai pesantemente colpita dalla attuale fase recessiva.
Aumenta infatti il numero di imprese che chiudono e la disperazione di imprenditori e commercianti che, per la vergogna e la paura di non riuscire a tirare avanti si tolgono la vita. Sappiamo bene- ha spiegato ancora Vivoli- quanti sono i commercianti che si rivolgono alle nostre sedi per denunciare l’impossibilita’ di avere accesso al credito, ai finanziamenti necessari per proseguire la propria attivita’. A tale proposito e’ importante sottolineare il ruolo dei Comfidi che, in questi anni bui sono riusciti a dare sostegno alle Pmi. C
hiediamo al Governo- ha concluso il presidente- di mettere nell’agenda anche i problemi che la nostra realta’ produttiva sta vivendo, rivedere la legge antiusura in grado di potere individuare anche quelle figure camaleontiche, bene mescolate con la realta’ economica sana dei territori”. “Un appuntamento importante per fare luce sui fenomeni di usura e racket che anche in Toscana sono in crescita”. Lo ha detto Massimo Vivoli presidente di Confesercenti Toscana che ieri e’ intervenuto all’iniziativa organizzata da Sos Impresa e Rete per la legalita’ che ha messo al centro dell’analisi il rapporto sempre piu’ stretto tra mafia ed economia malata.
All’incontro, oltre le numerose vittime che hanno denunciato erano presenti anche: Lino Busa’ gia’ presidente di Sos Impresa, Filippo Bubbico gia’ vice ministro all’Interno, Lorenzo Diana presidente Rete per la legalita’. “Un appuntamento importante- ha spiegato Vivoli- con le realta’ impegnate nella lotta al racket e usura, di cui anche la nostra organizzazione e’ protagonista. Il rapporto tra mafia ed economia e’ ormai consolidato: gli affari di famiglie e clan hanno superato i confini delle regioni di tradizionale radicamento per raggiungere tutto il territorio nazionale.
I clan “investono” sempre piu’ nelle zone ricche, con nuove e meno evidenti forme di controllo di mercato e territorio, lasciando nei paesi di origine le forme classiche di controllo mafioso del territorio. Anche la Toscana non fa eccezione.
L’usura in tempi di crisi ha raggiunto livelli altissimi e il tributo pagato dai commercianti toscani non e’ esente. (AGI)