Bologna, 27 febbr – 41 persone denunciate, 4 ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari, 4 siti di stoccaggio sequestrati. Sono i numeri dell’operazione clean up svolta dalla Guardia di Finanza., che ha permesso di disarticolare un’organizzazione criminale, costituita da una pluralità di soggetti economici (trasportatori, spedizionieri doganali, facchini, gruisti, ecc..) i quali, avvalendosi delle proprie strutture aziendali, spedivano illecitamente verso l’Africa tonnellate di rifiuti speciali e pericolosi, stipati all’interno di containers. Il gruppo radicato principalmente a Modena e provincia, era pero’ operante in mezzo Nord Italia, tra le città interessate anche Bologna.
Le indagini, avviate a giugno 2012 e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna, hanno permesso di individuare 4 siti di stoccaggio, ubicati in Emilia Romagna e principalmente nell’area modenese, all’interno dei quali venivano sversati materiali tecnologici obsoleti (monitor, pc, stampanti ecc..), oltre a migliaia di elettrodomestici, autovetture demolite e radiate dal PRA, batterie per autoveicoli esauste, estintori, pneumatici per auto, che successivamente venivano caricati sui containers, imbarcati al porto di Genova con destinazione finale l’Africa (prevalentemente Ghana e Nigeria).
Secondo uno studio del Programma Ambiente della Nazioni Unite, solo un terzo di questa merce sarebbe diretta al recupero ed al riciclaggio, mentre la maggior parte di essa – dopo aver viaggiato tra i materiali legittimi per sfuggire ai controlli doganali – finirebbe in discariche non controllate, miniere abbandonate e cave di ghiaia.
Oltre ai siti, inoltre, l’organizzazione effettuava un servizio “su misura” per il cliente, andando a posizionare i containers vuoti nelle località indicate dai committenti, provvedendo poi al successivo ritiro. Tale attività è stata effettuata principalmente nella provincia di Modena ma anche in altre province dell’Emilia Romagna (Bologna, Reggio Emilia, Ferrara, Ravenna, Piacenza e Forli-Cesena) e regioni quali la Lombardia, Veneto, Piemonte e Lazio. Solitamente le operazioni di carico dei containers avvenivano nel fine setti008-2mana, ed, in particolare, durante le ore notturne. Ciò, verosimilmente, al fine di non destare sospetti e diminuire le possibilità di essere scoperti.
Gli investigatori hanno inoltre scoperto che, per superare i relativi controlli doganali, l’organizzazione si avvaleva di due ONLUS (aventi finalità di solidarietà verso i popoli africani), appositamente costituite al fine di garantire una copertura formale ai traffici, attraverso l’emissione di fatture pro-forma giustificative delle esportazioni. Gli ingenti quantitativi di rifiuti speciali destinati allo smaltimento – all’atto del controllo doganale – venivano fatti passare per beni oggetto di caritatevole donazione a favore delle popolazioni indigenti africane.
Con questo sistema ben congegnato e collaudato, l’organizzazione era in grado di spedire, via mare, verso il continente africano circa 50 containers al mese, andando ad alimentare ulteriormente il pericoloso traffico illecito di rifiuti pericolosi, il cui business vede evidentemente interessati anche trafficanti di origini africane ben organizzati e che dall’Italia, con proprie società regolarmente costituite, reperiscono rifiuti speciali in maniera capillare.
Una sola delle Onlus individuate risulta aver effettuato oltre 1.000 spedizioni nel periodo dal 2010 al 2013.
Ad oggi, sono state denunciate all’Autorità Giudiziaria 41 persone, che a vario titolo, sono state deferite per associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti speciali e gestione di discariche abusive di rifiuti speciali e pericolosi. Inoltre, sono state eseguite, nr. 4 ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti dei principali promotori del sodalizio criminale, oltre al sequestro dei 4 siti di stoccaggio e degli automezzi utilizzati per l’attività illecita.
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