25 febbr – Se il neo ministro del lavoro Poletti che, bontà sua, non ha mai lavorato in vita sua, fosse stato persona capace, certamente avrebbe fatto qualcosa per affrontare la situazione occupazionale che a Imola è preoccupante come altrove.
Settore ceramico: Katia Regelli, segretaria generale della Filctem-Cgil: “Oggi non parliamo più di crisi, il settore ceramico è ormai cambiato, si è ridimensionato e in futuro resterà così. La situazione è critica. Gli ammortizzatori sociali sono in scadenza e il numero degli addetti è alto rispetto agli assetti produttivi che le aziende stanno decidendo per i prossimi anni nei loro piani industriali. Questo si traduce inevitabilmente in esuberi. Per di più le aziende si stanno dotando di nuove tecnologie che toglieranno ulteriori posti di lavoro. La Cooperativa Ceramica, ad esempio, sta avviando proprio in queste settimane un nuovo impianto a Borgo Tossignano e la Maker (ex Cerim) prevede di far partire la nuova linea continua già in primavera, che ha comportato un investimento di oltre 3 milioni di euro. Anche se un domani assisteremo ad un leggero aumento dei volumi produttivi, questo non comporterà una crescita dell’occupazione, gli organici che si stanno definendo resteranno tali e quali”.
Lo scorso 31 gennaio sono stati licenziati gli ultimi 42 lavoratori della Ricchetti (che fino a qualche anno fa occupava quasi 100 persone); alla Cedir di Toscanella sono rimasti solo 2 addetti (mentre fino al 2010 vi lavoravano in 60); alla Cooperativa Ceramica di Imola si calcolano, a livello di gruppo compresa Faenza, 450 esuberi (su 1.600 dipendenti); alla Maker si prevede quasi un dimezzamento dell’organico, rispetto agli attuali 300 dipendenti, una volta terminati gli investimenti. “Nel territorio imolese in questo settore, secondo i piani industriali ipotizzati, ci saranno al massimo mille posti di lavoro a tempo pieno, rispetto ai 2.350 che si avevano prima del 2008 – sottolinea la segretaria della Filctem-Cgil -. Il nostro obiettivo è mettere in campo tutti gli strumenti possibili per far sì che quei mille posti di lavoro siano occupati dal maggior numero di persone, attraverso l’utilizzo di ammortizzatori sociali o la riduzione dell’orario collettivo per evitare i licenziamenti.
Le più colpite sono le donne, dato che l’occupazione femminile si concentra in due aree, la scelta e la smalteria, che saranno ridimensionate a seguito dell’automatizzazione su cui le aziende stanno investendo. Saranno infatti necessari solo pochi addetti incaricati di controllare i macchinari e, su questo fronte, stiamo tentando di ottenere almeno che questi incarichi siano affidati a donne dopo il necessario percorso formativo”.
Settore gomma-plastica: è in difficoltà. L’azienda più rilevante, l’Irce, sta facendo ricorso agli ammortizzatori sociali, così come avviene anche nelle altre aziende. L’unica che sta mostrando dinamicità è la Wegaplast, che produce pezzi per auto ed elettrodomestici per conto di grandi aziende, come Piaggio, Elettrolux, Lamborghini.
Settore tessile: ha subito un profondo riassetto all’inizio degli anni 2000, ma non è esente da problemi. La Rosa, è fallita la scorsa estate, mentre Martelli e Trem stanno ricorrendo agli ammortizzatori sociali. La Filctem è, infine, impegnata in una trattativa complessa con Hera. “La multiutility sta procedendo ad una riorganizzazione della filiera che presenta diverse problematiche, soprattutto sul fronte della reperibilità. Questo sta creando delle tensioni nelle relazioni sindacali che hanno portato all’apertura di una vertenza che si aggiunge alla trattativa ancora in corso per il rinnovo dell’integrativo aziendale di gruppo”.