Report voleva pagare 15mila euro per un falso scoop hard che infangasse Tosi

gabanelli

22 febbr – Flavio Tosi querela Report, la trasmissione di Milena Gabanelli che va in onda su RaiTre. Arriviamo subito al nocciolo: pur di ottenere un presunto video col sindaco nel bel mezzo di un festino hard, il giornalista e coautore del programma, Sigfrido Ranucci, s’è detto disponibile a pagare. Con soldi della tv di Stato. Le sue parole sono state registrate di nascosto e consegnate ieri mattina al procuratore capo di Verona Mario Giulio Schinaia. La conduttrice di Report, Milena Gabanelli, ha risposto in serata. Escludendo che ci sarebbe stato il passaggio di denaro: spiega che erano tutte chiacchiere per ottenere il materiale.

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Ma andiamo con ordine. Da alcune settimane il pluripremiato cronista Ranucci stava lavorando sul cosiddetto «sistema Tosi». Tra gli altri, avvicina un leghista che non stravede per il sindaco. Questo militante lo indirizza a Sergio Borsato, vicentino, che negli anni Novanta era uno dei pupilli di Umberto Bossi perché aveva realizzato alcune canzoni sulla Padania. Il Senatur caldeggiava la presenza di Borsato alle kermesse del Carroccio, presentandolo come «la più grande voce del Nord». A Borsato, Ranucci spiega di voler spiattellare tutte le grane di Tosi. Per confermare d’essere bene informato, gli confida che almeno tre procure lo starebbero braccando. Parla di tangenti e di regali da parte della ’ndrangheta. Rolex, quattrini per la campagna elettorale, festini hard. Il sindaco ricambierebbe con appalti alle famiglie calabresi. Secondo questo scenario, Tosi sarebbe pure ricattato. Si vocifera di un suo incontro sessuale immortalato da una telecamera.

Ranucci riporta tutte queste indiscrezioni e chiede lumi. Soprattutto sul video hard. Qualcuno ce l’ha? Borsato prende tempo, poi avverte Tosi dicendosi «schifato» da Report. Il primo cittadino si rivolge a un avvocato e chiede a Borsato di registrare gli incontri. Scatta la trappola. Ai rendez-vous il cantante che piace a Bossi si porta un microfono nascosto (ma la stessa cosa, fanno sapere da Report, hanno fatto loro). Il nastro cattura la voce del giornalista mentre disegna un intreccio di prostituzione, affari, mazzette. Spunta l’immancabile trans. Ranucci conferma: se esce ’sta roba, Tosi è «tutto bruciato». Peccato che manchi il video…

A questo punto Borsato finge di poter ottenere il filmino a luci rosse e organizza un pranzo a Roma col giornalista. Il leghista si porta dietro un complice. Che si spaccia per quello che ha materialmente girato il video. Vi risparmiamo i dettagli del banchetto, registrato integralmente. Da una parte c’è un giornalista, Ranucci, che affonda la forchetta in un piatto di pasta e snocciola il suo curriculum per rassicurare gli altri commensali. Garantisce massima copertura per le fonti. Si parla anche di soldi e del metodo di pagamento, tra i 10 e i 15mila euro che saranno versati dalla Rai con una procedura ad hoc per coprire l’identità degli informatori. «Questa sarebbe la ciliegina sulla torta» si dicono i tre, perché il segugio di Report precisa che la faccenda del filmato «riguarderà il 20-30% del nostro servizio». Promette che ne manderà in onda pochi secondi e che cancellerà tutti i volti dei protagonisti, Tosi escluso. «Dopo ’sta roba è finito» e comunque «gli sta franando addosso tutto» insiste il coautore della trasmissione Rai. Viene ricordato l’arresto dell’ex vicesindaco di Verona. Ranucci precisa che lo scopo del suo lavoro «è fare servizio pubblico». In nessun caso – ripete – metterebbe a rischio l’incolumità di chi gli fornisce il materiale. Anche perché l’amico di Borsato (cioè il presunto possessore del filmino) ripete di sentirsi in pericolo di vita. «Ho fatto servizi anche sul Pentagono e nessuno ha mai capito come avessi avuto le notizie!» assicura Ranucci, che aveva denunciato l’uso del fosforo bianco in Iraq. Tra una forchettata e l’altra, racconta anche di un presunto incontro tra Tosi e il fratello di un capocosca di Crotone.

Al procuratore capo di Verona, il sindaco ha consegnato più di due ore di registrazioni, tra video e audio. Poi ha organizzato la conferenza stampa spiegando che il materiale «prova il tentativo del giornalista di Report di costruire notizie false e diffamatorie con metodi illeciti e con l’uso di denaro pubblico». E ha aggiunto: «In sintesi un programma di inchiesta della Rai, pagato con i soldi dei cittadini, ha cercato di costruire una trasmissione per distruggere una persona ritenuta evidentemente un avversario politico». Inutile dire che Tosi ha negato tutte le voci riportate da Ranucci, a partire dal video hard e dai festini. Contattata da Libero, Milena Gabanelli risponde per le rime: «È una querela preventiva. Nulla è andato in onda. Stavamo verificando alcune notizie».

La colonna di Report precisa che «in 17 anni di storia non abbiamo mai pagato un informatore», e anche nel caso del filmato di Tosi «non sarebbe avvenuto». Insomma, erano chiacchiere con l’obiettivo di vedere il materiale. «La nostra inchiesta riguardava gli appalti, non i gusti sessuali» di Tosi, ribadisce la Gabanelli. Che conferma la totale fiducia in Ranucci e parla di «incontro-trappola» organizzato da Borsato. Concetti che la giornalista ha poi ribadito alle agenzie di stampa. «Ci è stato proposto un video nel quale si parla di appalti pubblici, e che in passato sarebbe stato oggetto di ricatto». Replica Tosi: «La documentazione audio e video allegata alla mia denuncia è integralmente quella che ci è stata fornita. Il video dal contenuto diffamatorio non è stato proposto al giornalista di Report ma che è stato lui a cercare di chiedere insistentemente di acquistarlo con fondi Rai». L’ultima parola toccherà alla magistratura.

di Matteo Pandini  libero

One thought on “Report voleva pagare 15mila euro per un falso scoop hard che infangasse Tosi

  1. Per fare un filmato a luci rosse, si può andare nei pressi della fiera di Modena, dove, fin dagli
    anni Ottanta, le prostitute di colore eseguono veri e propri spettacoli a luci rosse, quando passano gli espositori e oltre le fiere dei prodotti, si fanno quelle del sesso, e sembra un bordello a cielo aperto. In Emilia si può affermare che l’integrazione, passa attraverso il sesso, compresa quella con l’Aids.

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