Legge stabilità, allarme Corte dei Conti: né risanamento, né crescita

Letta-Saccomanni

19 febbr – La legge di stabilità ”non sembra in grado di incidere in misura significativa sulle prospettive di crescita, né di garantire un solido e rassicurante profilo di rientro del disavanzo pubblico”. E’ l’allarmante giudizio che arriva dalla Corte dei Conti.

”La legge di stabilità – si legge nel documento della magistratura contabile – uscita dall’esame parlamentare mantiene almeno in parte i limiti iniziali”, in più ”se ne aggiungono di nuovi: si conferma anche nella versione definitiva il limitato rilievo quantitativo delle misure di stimolo dell’economia mentre crescono in misura significativa gli interventi di limitata dimensione unitaria ma tali da riportare la spesa corrente su un percorso di crescita”.

Per la magistratura contabile ”il sistema sembra quindi sottoposto ad impulsi contraddittori: si prefigurano consistenti tagli della spesa crescenti nel 2015 e 2016 mentre si incrementa la spesa nell’esercizio in corso; si preannuncia la destinazione prevalente dei proventi della revisione della spesa a riduzioni fiscali, senza evidenziare che buona parte dei risultati attesi sono già ipotecati per evitare un incremento del prelievo”.

Inoltre ”il crescente ricorso a misure di spesa con copertura affidata ad anticipazione di entrate future comporta consistenti rischi di trasferire gli attuali squilibri sugli esercizi a venire senza riuscire a coglierne oggi gli effetti positivi. Si fa concreta – aggiunge la Corte dei Conti – l’eventualità di mancare entrambi gli obiettivi: le prospettive di crescita dell’economia rimangono ancora troppo basse e l’equilibrio dei bilanci resta ancora troppo precario”.

Non solo. Nella manovra 2014 i target di bilancio sono “ampiamente disattesi”: non solo il raggiungimento del pareggio viene rinviato dal 2013 al 2017 ”ma è stato rimandato in un biennio, dal 2012 al 2014, anche l’obiettivo di riportare l’indebitamento al di sotto del 3% del Pil”.

”La revisione degli obiettivi – sottolinea la magistratura contabile – è stata in massima parte obbligata dal momento che il sentiero programmatico precedente si è rivelato insostenibile dal punto di vista macroeconomico” ma vi è ”il rischio -afferma la Corte dei Conti- di sacrificare gli obiettivi di bilancio senza riuscire a trasmettere impulsi significativi all’economia”. Inoltre per la Corte dei Conti, sulla base della analisi di istituti indipendenti “si prefigura una crescita del Pil inferiore all’1% nel corrente anno e inferiore all’1,5% nel 2015-16; nel triennio, lo scostamento rispetto alla previsione governativa sale da 0,2 a 0,5 punti”. In conclusione per la magistratura contabile ”l’inversione del ciclo si sta effettivamente concretizzando ma la velocità di uscita dalla recessione appare inferiore” a quanto previsto inizialmente. adnkronos