Costi energetici aumentati oltre il 25%, in 6 anni sparite 134mila imprese

chiuso16 febbraio 2014 – Dopo sei anni di crisi il bilancio per artigiani e commercianti è drammatico: 134mila imprese in meno. La Cgia di Mestre denuncia che tra il 2008 e il 2013 le due principali categorie che costituiscono il cosiddetto popolo delle partite Iva hanno subito una vera e propria moria di imprese, il saldo, dato dalla differenza tra le aziende nate e quelle cessate, è spaventosamente negativo. Se tra i piccoli commercianti sfiora le 64mila unità, tra gli artigiani supera addirittura quota70 mila. Sommando i risultati dell’una e dell’altra categoria, all’appello mancano quasi 134mila piccole imprese.

Costi energetici aumentati di oltre il 25%
Oltre alle chiusure, negli ultimi sei anni il costo dell’energia elettrica è aumentato del 21,3 per cento, quello del gasolio del 23,3 per cento, mentre la Pubblica amministrazione ha allungato i tempi di pagamento di ben 35 giorni.

Non ci sono ammortizzatori sociali
”A differenza dei lavoratori dipendenti – dice il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi – quando un autonomo cessa l’attività non dispone di alcuna misura di sostegno al reddito”. Ad esclusione dei collaboratori a progetto, che possono contare su un indennizzo una tantum, gli artigiani e i commercianti, ad esempio, non usufruiscono dell’indennità di disoccupazione e di alcuna forma di cassaintegrazione o di mobilità lunga o corta. ”Spesso si ritrovano solo con molti debiti da pagare e un futuro tutto da inventare”. Ed è per questo che la Cgia, in vista della manifestazione dei piccoli produttori che si terà’ martedì prossimo a Roma, ha messo in luce le ragioni della protesta.

Contrazione dei prestiti bancari
Sul fronte del credito la situazione, spiega la Cgia, è altrettanto preoccupante: in questi sei anni di crisi economica gli impieghi bancari alle imprese con meno di 20 addetti sono diminuiti del 10%. In termini assoluti ciò corrisponde ad una contrazione dei prestiti erogati alle micro imprese pari a 17 miliardi di euro.

Pressione fiscale in continuo aumento
Infine, le tasse e la burocrazia. Tra il 2008 e il 2013 la pressione fiscale in Italia è aumentata di 1,7 punti percentuali: l’anno scorso ha toccato il record storico del 44,3 per cento.

I costi della burocrazia
Anche il peso degli adempimenti burocratici ”ha assunto un livello non più sopportabile”, sottolinea la Cgia. Secondo i dati della presidenza del Consiglio dei ministri, la burocrazia costa al mondo delle imprese italiane 31 miliardi di euro all’anno. Ciò implica che su ogni impresa grava mediamente un costo annuo pari a 7mila euro. A differenza di quelle più grandi, le piccolissime imprese non possiedono una struttura amministrativa al proprio interno. Pertanto, sono costrette a rivolgersi a dei professionisti esterni, subendo dei costi annui ben superiori al dato medio nazionale sopra citato. ”Con uno scenario del genere – conclude Bortolussi – come fa il ceto medio produttivo a ritornare ad essere il motore dell’economia del Paese, se la politica non comincia ad affrontare con slancio i nodi strutturali che ostacolano la crescita?”. rainews.it