Chi vuole subito Renzi a Palazzo Chigi?

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14 febbr – La politica italiana ha subito una decisa accelerazione. Gli eventi sono precipitati trascinando la pubblica opinione in un turbinio di fatti, ipotesi e scenari che tutto raccontano ma nulla spiegano. Proviamo a farci qualche salutare domanda. Chi, e perché, ha impresso una svolta destinata ad imporre Matteo Renzi a Palazzo Chigi? Che relazione intercorre tra l’improvviso materializzarsi della “staffetta” e il presunto “scoop” di Alan Friedman pubblicato in bella evidenza dai giornali dei padroni per la “gioia” di Re Giorgio Banalitano?

Un mondo inesplorato si cela dietro questi due interrogativi. Ora, come insegna una antica sapienza, gli osservatori più acuti sanno che è possibile leggere gli stessi fatti utilizzando chiavi interpretative diverse. E’ proprio quello che mi accingo a fare. Con una avvertenza preliminare. La prima delle ermeneusi proposte, che definiremmo per comodità di tipo politico-profano, è frutto esclusivo del libero ragionamento di chi scrive. La seconda, di tipo esoterico-iniziatico, è invece in gran parte debitrice delle suggestioni ricevute in dono da ambienti riconducibili al network massonico sovranazionale di Grande Oriente Democratico.

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Partiamo dal primo punto. Cosa spinge Renzi ad accettare la nomina a Premier senza passare per le urne? Il Rottamatore non rischia, così facendo, di  bruciarsi prematuramente? Io credo che a Renzi, molto più cinico e calcolatore di quanto comunemente non si creda, non sfuggano affatto i rischi coevi di una operazione che i suoi nemici avranno gioco facile nel bollare immediatamente come ennesima e oscura “manovra di Palazzo”. Allo stesso tempo però il sindaco di Firenze teme, non senza ragioni, di finire presto stritolato dalla inconcludenza di un governo molto impopolare che necessariamente cammina sulle gambe del “suo” Pd (clicca per leggere).

Come se ne esce? La soluzione è tutt’altro che facile. In un Paese normale, con un Presidente della Repubblica normale, il popolo sovrano sarebbe chiamato alle urne per dirimere la spinosa vertenza. Ma l’Italia, ahimè, non è più un “Paese normale”. E’ un protettorato alla mercé di una oligarchia invisibile che vede (vedeva?) in Giorgio Napolitano il suo più efficiente terminale. A questo punto, scartata l’ipotesi di continuare a sostenere il governo Letta nel timore di logorarsi per nulla, impedita la possibilità di un immediato ricorso al voto democratico per la nota e risaputa idiosincrasia verso il popolo del monarca ben assiso sul Colle, quali opzioni restano al nostro arguto Matteuccio? Una sola. Ovvero “la manovra di Palazzo”.

Rimane però sul tappeto un problema abbastanza ingombrante: come riuscire a conciliare l’immagine fresca e popolare che il sindaco di Firenze si è faticosamente costruito con l’accettazione di una investitura figlia dei soliti, logori e stantii giochini di potere? Ritengo che nella mente di Renzi frulli l’idea di provare a “sterilizzare” tale criticità presentandosi agli occhi degli italiani come risorsa, ultima e indispensabile, costretta ad accettare obtorto collo una nomina non voluta né richiesta, a patto però di ricevere un via libera pieno e incondizionato.

Renzi, ne sono relativamente certo, se mai dovesse ricevere il mandato per formare il governo, non medierà con nessun partito. Al contrario formerà la sua squadra infarcendola di nomi difficilmente riferibili alle segreterie dei partiti che oggi sostengono il governo Letta. Dopodiché sottoporrà la sua squadra al giudizio del Parlamento. Sapendo che di fronte ad una eventuale bocciatura delle sue scelte, quindi, volente o nolente Napolitano, non rimarrebbe a quel punto altro da fare se non tornare alle urne.

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(Renzi fa le sviolinate a Draghi: condottiero che ha “domato la tempesta finanziaria” , ndr)

La seconda lettura, sintesi delle raffinate confidenze pervenutemi da ambienti di God, delinea invece un quadro alquanto differente.  Il Venerabilissmo Maestro contro-iniziato Mario Draghi, vero regista del progressivo annichilimento della civiltà italiana ed europea, non a caso oggetto di recenti salamelecchi da parte dello stesso Renzi (clicca per leggere), guarderebbe con fastidio all’ipotesi futuribile di un Renzi eletto premier sulla scia di un forte consenso popolare. Tale eventualità potrebbe in teoria accrescere il potere contrattuale del Rottamatore agli occhi dei soliti cenacoli, aumentandone il tasso di indipendenza in misura probabilmente incompatibile con la sadica prosecuzione del doloso processo di desertificazione attualmente in corso.

Imbrigliare Renzi dentro una cornice compromissoria, al contrario, questa la ratio dissimulata della sottile e perfida strategia in atto, finirebbe giocoforza per limitarne di molto il potenziale “rivoluzionario”, trasfigurando cioè fin da subito un potenziale Gianburrasca in docile burattino da tenere al laccio finché serve. Tanto, questo pensano i massoni reazionari dominanti, una volta finita la luna di miele tra Renzi e il popolo italiano, esasperato dall’ennesimo quanto preventivato fallimento di un uomo in realtà etero-diretto come i suoi predecessori, si fa sempre in tempo a costruire in laboratorio nuove leadership di cartapesta. Chi vivrà vedrà.

Francesco Maria Toscano

2 thoughts on “Chi vuole subito Renzi a Palazzo Chigi?

  1. Ma il Pd non si sta comportando come un partito didattoriale? Loro si alzano, si siedono e si scambiano la poltrona…ala faccia della democrazia, alla faccia dei cittadini

  2. Decisivo per Renzi era sbarrare la strada a Letta prima del semestre italiano alla C.E.. Se Letta avesse fatto il semestre poi sarebbe stato quasi impossibile togliere perchè si sarebbe accreditato alla UE, avrebbe avuto consensi tali da renderli insostituibile. Allora Renzi dopo 2 mesi di manfrine e false rassicurazioni lavorava con i Poteri forti a trovare consensi e ce l’ha fatta.
    Tutto naturlamente nell’interesse del Paese e degli Italiani, la lo sfrenata ambizione come ha confessato Renzi è determinante.

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