13 feb. – Il ragazzino di 15 anni del liceo Cavour che la sera del 20 novembre 2012 si tolse la vita impiccandosi nella sua abitazione romana, al quartiere Ostiense, non era affatto vittima di atti di bullismo o di omofobia. Semplicemente non era riuscito a smaltire una forte delusione sentimentale perche’ respinto da una sua coetanea con la quale aveva comunque mantenuto un rapporto di amicizia. E questa circostanza non era certo nota alla preside e ai tre insegnanti dell’istituto che erano finiti sul registro degli indagati, come atto dovuto, per una presunta omessa vigilanza, dopo una denuncia presentata dai familiari della vittima.
15enne suicida, madre e compagni di classe: non era gay
Oltre un anno di accertamenti investigativi e decine di audizioni sono bastati al procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani per chiedere al gip di archiviare la posizione dei quattro indagati: il suicida non era omosessuale ne’ oggetto di persecuzioni e vessazioni altrui. E la causa della sua intima sofferenza era conosciuta solo da pochissimi amici. Dunque, non c’era alcun motivo perche’ la preside e i tre docenti prendessero a cuore il suo caso e adottassero i dovuti accorgimenti, prevedendo concreti rischi per la sua vita. Per il pm, chi avrebbe dovuto vigilare non intervenne perche’ all’oscuro di tutto. agi
Suicidio 14enne: nessuna omofobia, inchiesta pm Roma verso l’archiviazione
In Italia l’emergenza omofobia non esiste. Inventata per fare legge liberticida