13 feb. – L’hanno trovato nella sede della sua azienda impiccato. L’editore padovano Giorgio Zanardi, 73 anni, titolare di un grosso stabilimento nella zona industriale di Padova, ha deciso di suicidarsi perche’ la sua azienda, una delle piu’ importanti nel campo dell’editoria che stampava anche per altri editori, stava franando sotto il peso dei debiti e della crisi. Sulla vicenda stanno indagando i carabinieri, si parla di uno scritto in cui l’imprenditore spiega la sua tragica decisione.
Il corpo dell’uomo e’ stato trovato questa mattina dal capo reparto. Zanardi lascia la moglie e due figlie, dipendenti dell’azienda e in cassa integrazione da poco. Infatti la maggioranza dei dipendenti (una volta a quota 300) e’ in cassa integrazione. Sono rimasti al lavoro circa 110 dipendenti.
L’amministratore unico della Zanardi conferma le difficolta’ dell’aziende sempre piu’ assediata da debiti. L’azienda era nata a Padova negli anni Sessanta poi era cresciuta fino a inglobare e collaborare con molte altre aziende del Nord Est e trasformandosi nel Gruppo editoriale Zanardi. Sul piccolo colosso imprenditoriale si e’ abbattuta spietata la scure della crisi. E l’inevitabile disperazione del suo creatore che ha deciso di farla finita.
(AGI) .
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“Ancora una tragedia, ancora un lutto, ancora una perdita che, come tutte le altre, provoca dolore, sconforto e rabbia”. Parole amare quelle che Luca Zaia, presidente della Regione del Veneto, pronuncia dopo aver appreso la notizia di questa mattina del suicidio a Padova di Giorgio Zanardi, fondatore e titolare di un noto gruppo editoriale.
“Esprimo alla famiglia, ai collaboratori e a tutte le persone vicine all’imprenditore scomparso le mie condoglianze e quelle della Regione del Veneto – ha proseguito Zaia -. Il nome di Zanardi si aggiunge al troppo lungo elenco delle vittime di questa crisi che non è solo economica, è molto peggio: è la nostra società nel suo insieme che sta vivendo uno dei momenti storici più drammatici di sempre e per uscirne è indispensabile che uno Stato e un Governo distratti da beghe di segreterie politiche comincino a pensare ai problemi reali”.
“Ci penseranno comunque il prossimo 18 febbraio le associazioni imprenditoriali che manifesteranno nella capitale – ha aggiunto il presidente veneto -, a ricordare che dei soldi che ogni anno versano a Roma neppure un euro torna nei territori sotto forma di aiuti alle imprese e all’occupazione, di riduzione del cuneo fiscale e contributivo che rende magre le buste paga e alto il costo del lavoro, di alleggerimento degli adempimenti burocratici e di una pressione tributaria che è di quasi 20 punti superiore a quella media europea”.
“Nessuno può sfuggire alle proprie responsabilità e può permettersi di tergiversare oltre: bisogna reagire – ha sostenuto Zaia -. Capendo innanzitutto che alla gente non interessano più i balletti dei politici, le risse vergognose nelle aule dalle quali dovrebbero uscire i provvedimenti per superare la crisi, le furbizie per conservare i privilegi: questo paese ha bisogno di innovazioni strutturali, di vere riforme del sistema che ci restituiscano uno Stato che funziona, in grado di riconquistare se non la fiducia almeno il rispetto dei cittadini”.
“In tutta sincerità credo che il Veneto abbia dato in questi ultimi anni segnali importanti di un cambio di rotta – ha concluso Zaia – e sono convinto che molto si possa ancora fare. Ma soprattutto da noi sono venute chiare indicazioni sulle riforme che riteniamo possano davvero farci voltare pagina: il federalismo fiscale, i costi standard, il mantenimento delle risorse nei territori, il premio alla virtuosità amministrativa, il riequilibrio dei poteri tra uno Stato centralista e immobilizzato dall`elefantiasi burocratica e le istituzioni `periferiche`. Solo così riusciremo a metterci alle spalle questa fase storica che ha sancito il fallimento di un sistema e affermato la legittima aspirazione a una struttura istituzionale più giusta e moderna”.
il nord