10 febbr – «Mi hanno picchiato con una cintura, sulla schiena. Lo facevano spesso. E non potevo dirlo a nessuno». I segni sono chiari. Evidenti. Manuel (nome di fantasia) li mostra ai poliziotti che venerdì sera sono intervenuti per portarlo via dalla comunità «Domus Alba» di Alice Castello, piccolo paese della bassa Vercellese. Quel rifugio sicuro che per lui si è trasformato nella casa degli orrori. Dove, racconta, veniva picchiato e maltrattato dagli stessi operatori che invece se ne dovevano prendere cura. Una confessione choccante fatta alle insegnanti, poi, a cascata, a poliziotti e medici. Schiaffi, botte, colpi di cintura, punizioni corporali.
Poche parole dette alle maestre che però sono bastate per dare il via alle indagini coordinate dal pm Aceto. Con lui altri cinque adolescenti, tra gli 11 e i 17 anni, due femmine e quattro maschi, tra questi anche un altro ragazzo che avrebbe subito maltrattamenti. Sono ragazzi provenienti da Torino, Milano, Trecate, tutti con un passato difficile, con gravi problemi comportamentali, spesso violenti. Alcuni arrivati lì per scelta dei genitori, incapaci di governarli, altri invece per decisione del tribunale.
Insieme frequentavano la scuola, cercando di riabilitarsi e di poter così tornare a trascorrere una vita serena. Con le loro famiglie. Quegli stessi genitori che fino a ieri pensavano di aver affidato i loro figli in mani sicure e invece hanno scoperto che alla comunità, una struttura fatiscente in una delle piazze del paese, non in regola con le normative 626, erano stati messi i sigilli perché alcuni operatori erano stati accusati di maltrattamenti. Forse anche qualcosa di più. Ma questo lo potranno chiarire solo le indagini su cui, al momento, c’è il massimo riserbo.
Poi, in serata, la decisione di accompagnare i giovani in ospedale e mettere la parola fine a quella «Domus» gestita dal 2012 dalla Sereni Orizzonti. «Davamo pieno credito alla struttura. Vogliamo capire e avere giustizia», raccontano i genitori in lacrime. Chiarimenti che vogliono anche i vertici dell’azienda: «Siamo costernati per quanto accaduto. E siamo a completa disposizione della magistratura», dichiara Valentino Bortolussi di Sereni Orizzonti. Intanto i ragazzi sono già stati ricollocati in altre strutture protette. Là dove, forse, saranno al sicuro.
floriana rullo per la stampa