Il Dl Imu-Bankitalia ostacola la possibilità di un ritorno alla moneta nazionale

bolds1 febbr . Il decreto sulla rivalutazione delle quote della Banca d’Italia, che ostacola la possibilità di un ritorno alla moneta nazionale approvato dal parlamento viola la legge 28 dicembre 2005, n. 262, e l’IMU sono incostituzionali.

Approvato dal Parlamento il decreto che intende vincolare una rivalutazione delle quote di Bankitalia, ferme ai 156 mila euro di valore del periodo fascista, nel 1936. Il capitale passerà a 7,5 miliardi di euro di riserve della Banca d’Italia e agli azionisti, principalmente banche private, sarà garantito un dividendo del 6%, quindi fino a 450 milioni di euro di profitti ogni anno. Infine, le quote della Banca centrale nazionale potranno essere poste in vendita a soggetti stranieri basta che siano dell’Unione europea.

Si tratta dell’ennesimo regalo, ormai neanche così celato, alle banche o c’è qualcos’altro di più dietro questa iniziativa del governo attuale? Il problema è senza dubbio più complesso del regalo alle banche su cui si è soffermata gran parte del dibattito. Non è quella, infatti, la concreta posta in gioco e sono altri due i punti chiavi che devono essere inclusi.

Il primo punto, si ha interesse a evitare che, anche in caso di uscita dall’Italia dall’euro, il Paese possa tornare a esercitare, nei prossimi anni, la totale sovranità monetaria con una Banca nazionale attiva. Mentre oggi con un capitale di 156 mila euro sarebbe piuttosto agevole rendere nuovamente pubblica la Banca d’Italia e proteggere anche le lire degli italiani, ma con il decreto deciso dal governo diventa praticamente arduo e impossibile.

Per tornare allo status ante quo della sovranità monetaria, nel caso dell’Eurexit e nel momento in cui dovesse passare questo decreto, la sola soluzione sarebbe istituire una nuova Banca d’Italia. Operazione chiaramente molto tortuosa. Comunque, la vicenda è un segnale di forte debolezza da parte di chi oggi combatte per sostenere l’euro. Il secondo punto, si fonda sul fatto che, a prescindere le regalie a questa o quell’entità bancaria, vi è una questione molto più delicata e riguarda il Monte dei Paschi di Siena. Il suo presidente ha dichiarato recentemente che se non si fa la ricapitalizzazione subito di Mps, crolla l’intero sistema bancario italiano. In parole semplici, se non si fa la ricapitalizzazione e il Monte dei Paschi diventa pubblica, comprerà il denaro dalla Bce allo 0,25%, lo rivenderà allo Stato allo 0,30% e, quindi, quella differenziale di guadagno che oggi hanno le banche dai tassi d’interesse sui titoli di Stato e lo 0,25% non lo ricaveranno più. Sono questi i due aspetti, a parere di chi scrive, più importanti della questione che devono essere compresi per rendersi pienamente conto della posta in gioco.

Con questo decreto si è voluto, quindi, assicurare che, qualunque sia lo scenario politico, che si produrrà a seguito dell’immane crisi economica in corso, lo Stato non possa comunque riappropriarsi della sua sovranità monetaria? Certamente, la risposta non è altra che un forte sì, come evidenziato nel primo punto. La vera battaglia in corso non è unicamente tra pro-euro o anti-euro, ma che scenario abbiamo in mente in caso di uscita dalla moneta unica. Si farà ciò ripristinando la sovranità monetaria e degli Stati o restando schiavi con monete diverse dall’euro? Questo decreto sulla Banca d’Italia, approvato dal Parlamento, è il segnale di cosa?

Il fronte anti euro non è oggi una realtà omogenea e si spacca tra chi vuole uscire dall’euro a qualunque costo e chi vuole farlo ripristinando la sovranità monetaria. E l’obiettivo, in questo momento, è interrompere la strada a questi ultimi ed evitare che il giorno dopo che salta l’euro, magari nei modi più impensabili, lo Stato possa tornare a esercitare la piena sovranità monetaria.

Certamente, lo scenario che si creerebbe in questo modo sarebbe di grande confusione con conseguenze che non si possono oggi prevedere, ma che restano gravi. Ma qual è un modello sano di governance di Banca centrale da prendere a modello e in considerazione? Lo è sicuramente quello del Regno Unito, dell’Australia o degli Stati Uniti d’America, se poi i dollari non li stampassero per questioni discutibili. In linea di massima, quello che noto è che solo la vecchia Europa abbia deciso di abdicare alla propria sovranità monetaria. Non è da tutti, avere rinunciato ad una funzione così essenziale. In anni a seguire la Banca d’Italia dovrà essere autonoma, ma non indipendente.

Come di sovente accade, i media nazionali non hanno mai avuto interesse di occuparsi del problema, mentre l’opinione pubblica si è mobilizzata sulla questione della ricapitalizzazione delle quote della Banca d’Italia. Il Movimento 5 Stelle, a cui bisogna riconoscere il loro grande ruolo e impegno a favore del popolo sovrano, è stato il grande attore ovvero protagonista di un’azione dura di ostruzionismo sulla conversione del decreto. Ostruzionismo che è stato spezzato dall’intervento del presidente della Camera, facendo subito approvare tale decreto. Atto antidemocratico e in un certo senso intollerante nei riguardi della vera opposizione che ha democraticamente svolto il suo ruolo garantito dalla Costituzione e che non si vedeva da anni. Anche se ci si è mossi con molto ritardo, l’importante è aver raggiunto una totale consapevolezza per continuare in quest’azione.

È da tenere in considerazione che il Movimento 5 Stelle, con i suoi bravi ragazzi e ragazze, hanno ottenuto una vittoria mediatica fondamentale, come risposta a quelli che l’hanno sempre accusato di muoversi unicamente per questioni di poco conto. La legge di conversione del decreto legge IMU Bankitalia potrebbe manifesta la loro incostituzionalità. In primis, vi è stata violazione del diritto della opposizione del M5S di svolgere le loro motivazioni versus il provvedimento, secondo le regole della Costituzione e il regolamento della Camera.

La c.d. tagliola, applicata dal presidente Boldrini, va contro la costituzione italiana, per la ragione che cancella il diritto della opposizione di motivare il suo voto contrario. Si menzioni che l’opposizione è parte essenziale della democrazia, i cui diritti vanno, in modo netto, tollerati. Al contrario, ci si trova in una situazione di regime cioè di dittatura della maggioranza. Si resta esterrefatti vedendo che taluni guardiani della Costituzione non dicano nulla su questo aspetto gravissimo del vero e proprio colpo di mano del Presidente della Camera Laura Boldrini, che ha impedito al M5S di motivare la sua opposizione sacrosanta di fronte al decreto legge del tutto illegittimo, per difetto, almeno in parte, del requisito di necessità ed urgenza. Ma illegittimo anche riguardo al diritto dovere di tracciare le ragioni del no rispetto a un decreto che determina una spesa maggiore e affronta temi gravi e complessi, di cui i cittadini ignorano il contenuto reale.

La Presidente della Camera dovrebbe sapere – forse non sa nulla della Costituzione – che la democrazia non dà tutto il potere a nessuno, ma lo distribuisce variamente a maggioranza e minoranza, che trapassano l’una nell’altra proprio per il fatto che, Aristotele docet, l’alternanza è l’essenza della democrazia e prova della libertà. Nell’ambito della Costituzione, l’atteggiamento tirannico della maggioranza consiste nel violare, legiferando e governando, i diritti della minoranza. Perciò la legge di conversione, approvata qualche giorno fa, è da ritenere non costituzionale.

In aggiunta, la parte del decreto legge IMU/Bankitalia che concerne, come delineato sopra, la ricapitalizzazione di Bankitalia per 7.5 miliardi di euro che, detto in modo semplice, si tradurrà nel finanziamento illegale, attraverso la Banca d’Italia, di istituti di credito in crisi, cioè in una donazione di enormi somme di denaro alle banche azioniste che controllano la sede centrale della banca nazionale pubblica. Esse sono Intesa San Paolo (42%), Unicredit (22,11%), MPS (4,60%), INPS (5.00 %), Carige ( 4,03%) e altri istituti bancari. La cosa strana è che questa parte del decreto legge, concernente la Banca d’Italia, pare totalmente estranea al decreto legge circa l’IMU, che è l’imposta sulla prima casa, per la quale poteva essere motivata la situazione straordinaria di necessità e urgenza, in virtù dell’art.77, paragrafo 2° della carta fondamentale della Repubblica Italiana, secondo cui quando, in casi straordinari di necessità e di urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni. Situazione che non si giustifica con la “ricapitalizzazione” della Banca d’Italia.

La questione vera è che il nostro martoriato Paese, con il suo elevatissimo debito pubblico versa in uno stato di profonda disperazione. E se fino ad oggi la BCE – Banca centrale europea – ha comprato titoli italiani alleggerendo la pressione sul debito, per il futuro lo stesso Istituto di Francoforte non potrà più proseguire ad acquistare i titoli. Quest’anno, da poco iniziato, gli Istituti bancari italiani dovranno ridurre l’acquisto del debito italiano, ma i nodi sono venuti al pettine, nel senso che i soldi andranno alle banche private attraverso il decreto IMU/BANKITALIA a spese dei contribuenti su cui graverà il costo finale di tale operazione. Si tratta di un decreto fatto con i piedi che vuole cose diverse da quelle che dice: apparentemente ricapitalizzare Bankitalia, che dovrebbe essere patrimonio degli italiani, ma vuole finanziare le banche in crisi, proprio quelle pubbliche divenute private, che controllano Bankitalia, di cui sono proprietarie.

La prima cosa da fare è che il Presidente della Repubblica, applicando il primo paragrafo dell’art 74 della Costituzione, prima di promulgare la legge di conversione, presenti una richiesta mediante messaggio motivato alle Camere, una nuova deliberazione, e come ha già rilevato in relazione al decreto mille proroghe, chieda lo stralcio dei due provvedimenti. Questo è il primo passo da fare, a pare di chi scrive. La seconda cosa da fare è che, in seguito, in sede di applicazione del decreto IMU, si potrà eccepire davanti alla Corte costituzionale l’incostituzionalità della legge di conversione. Se avessero i cittadini il potere di adirla, cambierebbe la situazione.

Dott. Giuseppe Paccione Dal blog di Francesco Amodeo