30 genn – “Riunione urgente sulla situazione Alitalia per discutere di quella che sta ormai assumendo i contorni dell’emergenza”. Con questo avviso i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti – e con loro i segretari di categoria – e i vertici di Alitalia sono stati convocati dal ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi. Sul tavolo, i libri pronti a sbarcare in tribunale già da lunedì per sancire il fallimento della ex compagnia di bandiera.
D’altra parte sono gli stessi protagonisti dell’incontro segreto a parlare di “emergenza”. E non potrebbe chiamarsi diversamente una situazione che genera un “rosso” di un milione di euro al giorno per gestire un carrozzone costato in sette anni centinaia di migliaia di euro. Ora, però, siamo alla resa dei conti. Al fallimento di chi era stato chiamato in causa per salvare Alitalia mancano poche ore. Da qui la necessità di una riunione, come detto, urgente e segreta.
Ed è proprio il “mistero” che aleggia intorno a questa riunione nella quale si stanno discutendo le sorti lavorative di centinaia di persone che ha fatto infuriare i sindacati di base. Andrea Cavola, dell’esecutivo nazionale Usb Trasporti, raggiunto telefonicamente, definisce “inaccettabile” la scelta del Ministro e dell’azienda “di dialogare in modo privilegiato con il sindacato confederale. Siamo stanchi del balletto tra Cgil, Cisl e Uil e reputiamo assurdo l’aut aut dell’azienda che si è detta pronta a portare i libri in tribunale qualora, entro poche ore, non si raggiunga un accordo. In un momento così drammatico, dialogare solo con il sindacato confederale è una scelta irresponsabile. Oggi chiediamo una partecipazione paritetica a tutti i tavoli, sia presso l’azienda che presso il ministero, perché in una situazione talmente delicata scegliere degli interlocutori privilegiati contrasta con gli impegni formali di massima partecipazione presi pubblicamente dall’amminsitratore delegato Gabriele Del Torchio”.
Non solo sindacati, però. A balzare sulla sedia alla notizia dell’incontro segreto azienda-ministero-confederali è stato anche il presidente dell’Osservatorio nazionale liberalizzazioni nei trasporti (Onlit) Dario Balotta: “Dal nostro punto di vista il problema non è con chi si decide di trattare ma il fatto che si sta continuando a battere sulla strada che vede il Paese pronto a tirare fuori i soldi e chi gestisce Alitalia a fare accordi per tenere vivo un carrozzone che perde un milione di euro al giorno”. Per Balotta la questione è molto semplice: “Dopo sette anni anche la privatizzazione si è rivelata un bluff perché non sono cambiati i meccanismi che vogliono Alitalia un’azienda inefficiente e fuori dal mercato. Oggi – è il commento lapidario di Balotta – bisogna rendersi conto che non ci sono più le condizioni per tenere in vita Alitalia. Le spese fatte in questi sette anni di cassa integrazione, sette anni di monopolio sulle principali tratte aeree, sette anni di pagamenti in ritardo ai fornitori che hanno strozzato le aziende che lavoravano con Alitalia hanno reso impossibile qualsiasi continuità aziendale”.
Ecco perché “l’unica strada è il fallimento: si vada in amministrazione controllata, si tuteli il personale e non l’azienda-baraccone e fino a quando Alitalia non verrà rilevata da un acquirente che oggi non esiste i lavoratori dell’azienda – e solo i lavoratori – vengano aiutati dalle risorse pubbliche”. E a chi chiede come si farà in Italia a volare senza Alitalia, la risposta arriva direttamente dai dati: “Ad oggi solo 24 milioni di passeggeri all’anno su un totale di 146 milioni volano con Alitalia”.
DALLA RIUNIONE – “Non ci stiamo agli aut aut, i lavoratori di Alitalia hanno già dato”. Lo ha detto il segretario generale dell’Ugl, Giovanni Centrella, a margine dell’incontro al ministero delle Infrastrutture sulla vertenza che riguarda la compagnia aerea italiana. “Alitalia ha aperto da due giorni le procedure formali per gli esuberi strutturali” ha annunciato invece Giovanni Luciano, segretario generale della Fit-Cisl, uscendo dal ministero delle Infrastrutture. “L’amministratore delegato Del Torchio ha sdrammatizzato la situazione economica – ha aggiunto – non siamo entrati nel merito perché il ministero non è la sede giusta per farlo. Noi siamo pronti a discutere, ma diciamo no a processi espulsivi. Per noi è una condizione inderogabile”.
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