L’ultima trovata della Kyenge: il razzismo è tutta colpa di fantasmi legislativi archiviati dalla storia
Secondo Cecile Kyenge per combattere il razzismo basta sbianchettare due o tre codicilli di più di settant’anni fa.
28 genn – Presentando all’Ansa il testo del disegno di legge sulle Disposizione per la modifica o l’abrogazione di norme discriminatorie, il ministro all’Integrazione racconta la sua crociata per abrogare “le norme razziste, xenofobe, discriminatorie o addirittura che rimandano al periodo fascista e alle leggi sulla razza”. Anziché chiedere ai nuovi arrivati che rispettino le leggi e la cultura del Paese che li ospita – sicuramente un buon inizio da cui partire per integrare popoli di estrazione differente -, la Kyenge elabora un ddl molto fumoso per garantire più tutele e diritti agli stranieri.
“In Italia esiste il pericolo di aumento del fenomeni di razzismo e di xenofobia, ma non per questo il nostro può essere definito un paese razzista”, ha spiegato la Kyenge che, mettendo in guardia dalla crisi economica e dalla “mancanza di strumenti di aggregazione tra le persone”, ha paventato il rischio di un incremento dei “fenomeni di razzismo che vengono molto spesso ignorati”.
Per mettere a punto il ddl, che sarà inviato ai ministeri competenti per i pareri preventivi prima di arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri, il ministro ha preso in considerazione il 47° rapporto del Censis secondo cui “solo il 17% degli italiani” si dice favorevole a un approccio amichevole nei confronti degli stranieri. L’obiettivo della Kyenge punta proprio ad aumentare la “consapevolezza del diverso”, partendo in primis dai giovani. Soltanto dopo un ampio preambolo, il ministro entra, quindi, nel concreto spiegando che per favorire l’integrazione e sminare “l’insidia xenofoba” cancellando norme e leggi dall’ordinamento italiano. “Dopo un’attenta analisi e ricognizione dell’ordinamento italiano – ha spiegato la Kyenge – sono state individuate delle norme discriminatorie ancora vigenti”. Il ddl servirà, quindi, a eliminare “definitivamente” qualsiasi riferimento all’iscrizione al Partito nazionale fascista o alla Gioventù italiana del littorio, nonchè all’appartenenza alla razza ariana.
In soldoni, per la Kyenge è sufficiente sbianchettare i riferimenti al Partito nazionale fascista o alla Gioventù italiana del littorio e dare un colpo di mano a qualsiasi accenno alla razza ariana per integrare etnie e culture che, in alcuni casi, non vogliono nemmeno essere integrate. Così, anziché combattere l’immigrazione clandestina assicurando il rispetto dei flussi migratori, scommette sull’eliminazione di codicilli che risalgono al Ventennio. Anziché puntare sul rispetto delle leggi in vigore, garantendo sì i diritti ma esigendo in primis i doveri, si sbraccia per togliere norme cadute nel dimenticatoio da decenni. Anziché pretendere un’istruzione minima che passa da una discreta conoscenza della lingua e della cultura italiana, parte nella crociata contro dei fantasmi legislativi ormai archiviati nei libri di storia.
A conti fatti il ddl sembra solo una perdita di tempo. Una mossa di facciata, che si riempie delle parole chiave “razzismo”, “fascismo” e “razza ariana”, per far colpo sull’opinione pubblica e dare un senso alla presenza della Kyenge in un governo già di per sé inconcludente. il giornale