26 genn – Sulle colonne del Telgraph del 22 gennario, Ambrose Evans Pritchard sostiene come un manipolo di super esperti a Davos ha raffreddato gli entusiasmi di chi sostiene che la crisi europea sia finita, avvertendo che l’eurozona rimane bloccata in una trappola del debito dovuta alla bassa crescita e rischia di essere relegata ai margini dell’economia mondiale dagli Stati Uniti e dalla Cina.
Axel Weber, l’ex capo della Bundesbank tedesca, ha detto che il disordine di fondo continua a fare danni e che quest’anno probabilmente l’eurozona dovrà affrontare un nuovo attacco dei mercati. “L’Europa è sotto scacco. Sono ancora veramente preoccupato. La situazione dei mercati è migliorata, ma non l’economica reale della maggior parte dei paesi”, ha detto al World Economic Forum di Davos. Weber, ora presidente di UBS, ha detto che gli stress test della BCE sulle banche che si terranno a novembre rischiano di provocare un nuovo panico sul debito sovrano, riattivando la crisi nei paesi del Mediterraneo.
Il professore di Harvard Kenneth Rogoff ha detto che il lancio dell’euro è stato un “errore gigantesco di proporzioni storiche, realizzato troppo presto”, che ora richiede un grado di unione fiscale e un fondo comune di risoluzione bancaria per poter funzionare, ma i leader dell’UEM ancora si rifiutano di intraprendere queste azioni. “La gente non parla più del crollo dell’euro, ma la disoccupazione giovanile è davvero tremenda. Non è possibile lasciare andare questa tempesta per altri cinque anni,” ha dichiarato.
Rogoff ha detto che l’Europa sta sperperando la “risorsa scarsa” della sua gioventù, che sarebbe estremamente necessaria per dare forza a una società che invecchia a causa della crisi demografica. Mentre l’Europa ha ancora grandi competenze tecnologiche e un ordinamento giuridico che è l’invidia di molti mercati emergenti, ora rischia di perdere terreno come primo attore dell’economia globale. “Se queste potenzialità tecnologiche non vengono realizzate, l’Europa si sveglierà, come Rip Van Winkel, da un lungo sonno di tipo giapponese, ritrovandosi ad essere una parte molto più ridotta e molto meno importante dell’economia mondiale.” Rogoff ha detto che le ristrutturazioni dei debiti della periferia dell’UEM “alla fine si faranno”, ma più a lungo i leader lasceranno degenerare la crisi con mezze misure, peggiori saranno i danni per la società europea una volta che le ristrutturazioni saranno divenute inevitabili.
Weber, che si è dimesso dalla Bundesbank e dalla BCE per una divergenza riguardo alla strategia sulla crisi del debito dell’eurozona, ha detto che le nuove regole di “bail-in” per gli obbligazionisti delle banche dell’eurozona porteranno gli investitori ad agire in via preventiva con l’obiettivo di evitare grandi perdite, prima che la BCE renda pubblici i risultati dei test: “Potrebbe accadere che gli speculatori non aspettino fino a novembre, ma scommettano prima su chi vince e chi perde”. Il pericolo è che i guai delle banche riaccendano i riflettori su quegli Stati sovrani che non possono facilmente permettersi di sostenere i loro sistemi bancari. Anche se non si nomina esplicitamente nessun paese, quelli considerati vulnerabili sono Spagna, Italia e Portogallo. Anche l’Irlanda può essere nuovamente a rischio, con un rapporto debito/PIL del 125%. “Questa è la questione chiave di quest’anno”, ha detto.
Weber ha avvertito, infine, i leader dell’UE di non farsi “pericolose illusioni” o di indulgere in autocompiacimenti sulla ripresa. “La situazione sembra migliore di quella che è. La ripresa è troppo debole per generare posti di lavoro. Il punto non è se le cose stanno migliorando: i livelli di crescita, occupazione e PIL sono molto peggiori rispetto a prima della crisi,” ha dichiarato.