Pluricondannato per pedofilia, lavorava come bidello al fianco dei bambini

pedof25 genn – Pluricondannato per pedofilia, lavorava da 20 anni come bidello al fianco dei bambini. Nessuno sospettava di lui, nessuno si era preso la briga di fare un semplice controllo che avrebbe portato alla luce la verità. La tremenda verità.

Al Ministero dell’Istruzione non era stato fatto alcun controllo (bastava dare uno sguardo al casellario giudiziario) e così un bidello pluricondannato per molestie sessuali a minori ha lavorato come bidello, accanto ai ragazzini, per anni.

Come racconta Il Messaggero, ieri è arrivata il terzo verdetto di colpevolezza per lo stesso reato consumato all’intrno di una scuola e il Tribunale ha deciso non solo di infliggere al collaboratore scolastico 6 anni di carcere (con radiazione dal servizio), ma anche di condannare in solido lo Stato italiano al risarcimento. Il vero danno verrà stabilito in seguito, la provvisionale ventimila euro.

Il presunto “orco”, R.C., 50 anni, origini napoletane, per vent’anni ha fatto il bidello in diversi istituti di Roma e difficilmente potrà tornare tra aule e grembiuli. La sua doppia vita è stata scoperta. L’uomo, dopo aver incassato la prima condanna nel 1991 (1 anno e 9 mesi, pena patteggiata e sospesa), aveva infatti firmato un’autocertificazione in cui sosteneva di essere incensurato. E così anni dopo, in seguito a un’altra condanna per pedofilia arrivata nel 2007 (due anni di carcere con rito abbreviato) aveva pensato di mentire di nuovo sulla fedina penale, avendo solo l’accortezza di chiedere il trasferimento dalla scuola.

Fanno venire i brividi i racconti che i bambini fanno di quel bidello. Uno dice di aver paura, un altro di non apprezzare i “giochi del bidello”. La magistratura indaga e conclude: “Quel bidello costringeva un minore a subire atti sessuali”.

Una ricostruzione agghiacciante: «Nell’ora di ricreazione lo seguiva in bagno dove afferrandolo e mettendolo a testa in giù, oppure spingendolo verso il termosifone, impedendogli di fuggire, o ancora a ridosso del lavandino, gli si strofinava dietro la schiena». La madre della vittima, assistita dall’avvocato Armando Fergola, ora ringrazia: «Mio figlio l’ho salvato in tempo dal peggio, anche se sono stati per noi anni difficili: certi abusi non si cancellano. Ma la mia battaglia l’ho portata avanti soprattutto affinché non succedesse ad altri bambini. Perché i malati vanno curati e tenuti fuori dalla scuola».

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