23 genn – Dopo la demolizione delle prime baracche, cominciata ieri mattina, sono partite anche le operazioni per il trasloco delle prime cinque famiglie nomadi in una struttura residenziale. Un’operazione guidata dalla Prefettura di Torino che entro la fine dell’anno dovrà progressivamente portare al superamento del campo nomadi abusivo di Lungo Stura Lazio. L’obiettivo è il trasferimento delle circa 800 persone presenti, almeno stando ai dati del censimento portato a termine lo scorso mese di giugno dalla polizia municipale.
Per i nomadi che hanno lasciato l’insediamento spontaneo sulle sponde dello Stura si sono aperte le porte di alcune strutture di accoglienza del privato. Durante il periodo di permanenza – che non dovrà essere superiore ai due anni – le famiglie pagheranno canone d’affitto e altre utenze, dalla luce al gas. Alcuni dei nomadi, infatti, lavorano e portano a casa uno stipendio. C’è chi fa il cuoco e chi fa la badante. E chi, invece, sta ancora cercando. ha dichiarato il vicesindaco della Città di Torino Elide Tisi.
I capifamiglia dei nuclei che accettano di entrare in percorsi di accompagnamento e inclusione dovranno firmare un patto che prevede di mandare a scuola i propri figli, seguire corsi di italiano e prestare attenzione alle cure sanitarie per tutta la famiglia. In corso Vigevano, intanto, i nuovi arrivati hanno trovato un letto, un angolo cucina, tavoli, sedie e soprattutto pulizia.
Entro il mese di giugno, come previsto dal cronoprogramma del progetto per il campo di lungo Stura Lazio, saranno 320 le persone che – attraverso il trasferimento in strutture residenziali cittadine, rimpatri volontari o altre soluzioni, come microinsediamenti nella regione o accoglienza nell’ex dormitorio di via Traves – lasceranno l’insediamento. Le operazioni, verranno completate, entro la fine dell’anno. A seguire lo sgombero ci saranno sempre la cooperativa Valdocco, capofila del progetto, oltre a Terra del Fuoco, Aizo, Liberi Tutti, Strana Idea e Cri comitato provinciale.
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