22 gen. – Per la Direzione nazionale antimafia si tratta della piu’ importante indagine sulle attivita’ illegali del clan Contini e sulle operazioni di reinvestimento economico della camorra in attivita’ di impresa, non solo a Napoli ma anche tra Roma e Toscana. Novanta le misure cautelari, in prevalenza per affiliati ai Contini, ma soprattutto decreti di sequestri beni emessi dal tribunale di Firenze, dalla Procura antimafia di Napoli e dal tribunale di Roma per un valore complessivo stimato in 250 milioni di euro. Uno dei 90 destinatari della misura cautelare emessa nell’ambito di indagini coordinate dalla Direzione nazionale antimafia si e’ suicidato. L’uomo, un 43enne che abitava in via Banfi a Roma, ha detto alle forze dell’ordine che gli notificavano il provvedimento di sentirsi male e di voler prendere un bicchiere d’acqua, ma ha aperto la finestra e si e’ lanciato nel vuoto.
E’ un’operazione della Dna, insieme alla Direzione distrettuale antimafia di Roma, di Napoli e di Firenze che ha visto anche la collaborazione della Squadra mobile e del Gico di Napoli, del Comando provinciale dei carabinieri e del centro Dia di Roma e della guardia di finanza di Pisa. “Per il loro particolare rilievo nazionale – si legge in una nota – le attivita’ investigative sono state coordinate dalla Procura nazionale antimafia”. In corso anche decreti di perquisizione e sequestri funzionali all’accertamento delle infiltrazioni nel tessuto imprenditoriale toscano del clan.
L’inchiesta ruota intorno le figure di Eduardo Contini e Patrizio Bosti, i due boss in grado di riciclare in una fitta trama di societa’ milioni di euro accumulati negli anni con i traffici di sostanze stupefacenti e soprattutto del falso. Le forze dell’ordine stanno sequestrando in queste ore decine di ristoranti, pizzerie e boutique a Napoli, Roma e Firenze dove la cosca dell’Arenaccia, quartiere popolare di Napoli roccaforte dei Contini, aveva messo radici grazie ad accordi con la Banda della Magliana.
COLPO AL CLAN CONTINI, LA COSCA INVESTIVA IN AREE SERVIZI Il clan Contini aveva trovato un modo molto singolare per riciclare i soldi del traffico di droga e della contraffazione.
Oltre agli investimenti nei ristoranti e nei negozi di lusso, la cosca di Eduardo Romano e Patrizio Bosti aveva acquistato aree di servizio. Nella notte ne sono state sequestrate trenta in tutta Italia, molte delle quali sono a Napoli. Cento dei 250 milioni di euro sono stati trovati nella disponibilita’ degli affiliati arrestati nella notte, cosi’ come auto di lusso e soprattutto orologi preziosi. .
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E’ una delle cosche economicamente piu’ potenti della camorra quella creata negli anni ’90 dal boss Eduardo Contini, un impero fondato sul traffico di droga anche per conto di altri clan, ma anche su capillari estorsioni caratterizzato dalla mancanza di scissioni al suo interno e dall’assenza di collaboratori di giustizia. Eduardo Contini, 58 anni noto anche come ‘faccia d’angelo’, tra il 2000 e il 2007 inserito nei 30 latitanti piu’ pericolosi d’Italia, fa nascere il suo gruppo nel rione Amicizia di Napoli, anche se la sua famiglia veniva dal popolare quartiere Arenaccia. Comincia la sua ‘carriera’ come rapinatore, ma sposa Maria Aieta, sorella della moglie del boss della zona di Giugliano Francesco Mallardo. Sempre circondato da fedelissimi, soprattutto a lui imparentati, Contini nel suo quartiere ha mantenuto l’ordine e persino vietato lo spaccio di droga, creando attorno a se’ rispetto e timore. Ma ha anche saputo allacciare alleanze e patti di non belligeranza con molte delle cosche napoletane, dai Misso ai Licciardi, con i quali aveva costituito il cartello dell’Alleanza di Secondigliano, facendo persino da mediatore date le ‘ruggini’ tra i due clan. Condannato a 20 anni per un omicidio, non ha mai usato telefonini o Internet per comunicare durante la latitanza ma ‘pizzini’ affidati a esponenti dell’organizzazione, vedendo anche di rado la moglie per non correre il rischio di essere catturato. Nel 1994 era stato arrestato durante una festa di Capodanno a Cortina d’Ampezzo, dove era in vacanza con la famiglia ma poi, scarcerato per decorrenza termini, aveva fatto perdere le sue tracce. Il nuovo arresto poi il 15 dicembre 2007.