LETTERA APERTA
all’Autorità Garante Nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza Dr. Vincenzo Spadafora
A due anni dall’istituzione del Garante, appare opportuno tracciare un primo bilancio.
Il ruolo del dr. Spadafora è gravemente deficitario in merito ai figli contesi nelle separazioni; non ha mai preso posizione sulla mancata applicazione dell’affido condiviso, sulla forzatura sistematica della norma, sulle strategie di deroga, sui tempi di frequentazione per entrambi i genitori, sull’inerzia dei giudici nel far applicare le proprie decisioni, sul fenomeno emergente delle false accuse, sui criteri di ingresso dei minori in istituto, sul ruolo di magistratura e servizi sociali, sulle sottrazioni internazionali, sulle proposte di legge in commissione Giustizia della Camera o i disegni di legge in commissione Giustizia al Senato, e tanto altro ancora. Nei confronti del dr. Spadafora, in quanto Autorità Garante Nazionale, c’è un’analisi fortemente critica da parte di tutto il movimento dei genitori separati. È stato contattato più volte da diverse associazioni, ma non ha ritenuto opportuno convocarle e recepirne le istanze. Ha annunciato per iscritto degli appuntamenti – a firma della collaboratrice dott.ssa Ponari – ai quali non ha dato alcun seguito .
L’unica convocazione arrivata alle associazioni del privato sociale che si occupano da oltre vent’anni del disgio minorile nelle separazioni, è arrivata nel novembre 2012 in collaborazione con GEA di Milano . Risultato: un seminario di studio in cui hanno discusso del problema uno psicoterapeuta, un parlamentare, tre giudici, un avvocato, un assistente sociale, un mediatore, uno psichiatra, .
Vale a dire tutte le figure interessate, tranne i genitori.
Alle associazioni familiari non era consentito fare interventi, potevano sedere in platea ad ascoltare le teorie esposte – guarda caso – proprio dalle categorie che agiscono con tempi incompatibili con i diritti dei minori, inaspriscono i conflitti invece di stemperarli, non riescono ad applicare le norme, causano per l’Italia ripetute condanne dalla Corte CEDU di Strasburgo. Eppure il Ministro Idem – nel breve periodo in cui è stata in carica – ha indetto un convegno per analizzare la violenza sulle donne, convocando ovviamente 60 associazioni che si occupano di violenza sulle donne. Doveroso, sarebbe stato assurdo discuterne fra psicologi, giudici e parlamentari, tenendo fuori proprio chi conosce il problema meglio di chiunque altro. Assurdo, ma è esattamente quello che ha fatto il dr. Spadafora: per parlare dei problemi in famiglia ascolta tutti, tranne le famiglie.
La consultazione con le associazioni familiari è espressamente prevista dalla legge che istituisce il Garante
Figura istituita con legge 112, 12 luglio 2011
http://www.garanteinfanzia.org/sites/default/files/ricerca/allegati/legge%20112-2011.pdf
Art. 3. (Competenze dell’Autorità Garante. Istituzione e compiti della Conferenza nazionale per la garanzia dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza)
1. d) assicura forme idonee di consultazione, comprese quelle delle persone di minore età e quelle delle associazioni familiari
… ma il dr. Spadafora rifiuta di incontrare le associazioni tuttavia, paradossalmente, rifiuta anche di riconoscere di rifiutarsi. Sempre nella relazione 2013, infatti, scrive: “ (…) l’Autorità come modalità di azione privilegia l’ascolto, sia del mondo dell’associazionismo che lavora con e per i minorenni, sia di bambini e ragazzi stessi (…)” pag. 11.
Il Garante, contrariamente a quanto scrive, preferisce rapportarsi solo con giudici, psicologi etc. e ne esce un desolante nulla di fatto. Prova ne sia che dalla giornata di lavoro del novembre 2012 – come espressamente dichiarato nel programma – dovevano emergere elementi utili a formulare proposte operative, ma nel Rapporto 2013 non c’è traccia degli elementi utili o di proposte operative emerse dal seminario.
Quanto al lavoro svolto in due anni, è impossibile definirlo vicino alle aspettative di cittadine e cittadini. Abbiamo assistito a diversi incontri pubblici nei quali l’intervento del Garante (sia il dr. Spadafora che, più spesso, il portavoce dr. De Amicis) ruotava sulle lungaggini burocratiche per l’insediamento post-nomina, la carenza di fondi, la scarsità di organico, la precarietà della sede, la difficoltà di lavorare. Faremo, diremo, ci impegneremo, presteremo la massima attenzione, … promesse, promesse, promesse, concretezza zero.
O meglio, ecco la concretezza
Il Garante pubblica un rapporto annuale, col quale riferisce al Governo le criticità che riguardano l’infanzia. Il rapporto 2013, pubblicato ad aprile, consta di 43 pagine delle quali 6,5 occupate dalla relazione annuale al Parlamento. Il resto è materiale reperibile in rete da chiunque, gratuitamente: la Convenzione di New York dell’’89, la mappa dei garanti regionali, alcune tabelle ISTAT. Qualcosa bisognava pur mettere giusto per fare un po’ di volume, visto che la sola relazione è francamente poca cosa, troppo scarna per giustificare una pubblicazione a colori, con copertina in cartoncino, etc.. Lo spazio dedicato alle separazioni è 5 righe sul caso di Cittadella. Rimandiamo al link http://www.adiantum.it/public/3369-per-il-garante-infanzia-il-disagio-minorile-nella-crisi-di-coppia-non-merita-attenzione.asp
La vicenda di Cittadella non nasce affatto da un “conflitto tra genitori per l’affidamento”, come dice la Relazione, bensì dalla cronica incapacità del sistema giudiziario nell’eseguire un provvedimento. Il caso che il Garante cita come suo deciso intervento è sintetizzabile in tre punti: • la potestà di un genitore era decaduta da 5 anni
• il Tribunale aveva deciso di invertire l’affido, collocando il figlio presso l’altro genitore
• i Servizi Sociali provavano da 3 anni ad eseguire in maniera non traumatica ma il genitore che tratteneva illegalmente il bambino ha sempre opposto accaniti rifiuti, vanificando ogni decisione giudiziaria ed ogni intervento soft. I genitori, quindi, non avevano più nulla da “contendersi” in quanto l’iter legale era ormai concluso da anni. La criticità nasce esclusivamente dall’inefficacia della Giustizia e dall’inerzia prolungata per anni.
Ancora sulla concretezza: il Garante ha all’attivo
• Prima Relazione Annuale al Parlamento
• Seconda Relazione Annuale al Parlamento
• il fumetto destinato a ragazze e ragazzi, realizzato col personaggio Geronimo Stilton,
• lo spot I HAVE DREAMS
• la fiction “il bambino cattivo” per la regia di Pupi Avati, opera realizzata su sollecitazione del Garante.
Inoltre si è scagliato contro Chi l´ha visto? che ha mostrato il video di Cittadella, contro S.O.S. Tata che lascia piangere un bambino, contro una dozzina di trasmissioni per la spettacolarizzazione delle baby-squillo, contro Mara Venier che gli ha dato poco spazio, contro Panorama che avrebbe travisato alcune sue dichiarazioni … i media sembrano essere una ossessione, i media osservati speciali, i media prima di tutto.
Sembra che la principale preoccupazione del Garante sia quella di curare l’aspetto della comunicazione, tralasciando una effettiva concretezza di intervento. Serviva realmente un “image maker”, anche se con i diritti dell´infanzia ha poco a che fare? È lecito chiedersi: in questi due anni come è migliorata, se è migliorata, la condizione dei minori contesi nelle separazioni? Rispetto a quando la figura del Garante Nazionale ancora non era istituita, cosa è cambiato? Come ha inciso il Garante, pur nei limiti del proprio mandato, sul disagio sociale dei minori contesi, dei minori in istituto tolti ad uno o entrambi i genitori, dei minori sottratti all’estero, etc.? Abbiamo capito che ha pochi fondi e pochi collaboratori (lo ripete incessantemente da due anni, la lamentela è anche nella relazione 2013), ma questi pochi fondi, filmati a parte, cosa sono serviti a fare di concreto? Se il Garante avesse avuto a disposizione il budget e l’organico della Farnesina, avrebbe pubblicato più fumetti o avrebbe avuto il coraggio di prendere ufficialmente posizione nei confronti di un Sistema Giustizia che non funziona, e non funzionando viola i diritti dei minori? È in atto una protesta corale contro lo sfascio della Giustizia, dallo piaga della situazione carceraria alla lunghezza insostenibile delle cause civili, dalla vergogna dei centomila processi finiti in prescrizione alle violazioni dei diritti umani condannate dalla CEDU … solo la giustizia minorile funzionerebbe come un orologio? Oppure è malagiustizia come tutto il resto, ma non si deve dire?
Da ultimo, è noto che il Garante non abbia poteri giurisdizionali, infatti nessuno chiede al dr. Spadafora di modificare sentenze e decreti. Dovrebbe però prendere posizione, conoscere nei dettagli, segnalare … esattamente ciò che evita di fare per quanto riguarda le criticità dei minori coinvolti nelle separazioni.
Dal sito http://www.garanteinfanzia.org/chi-siamo
Poteri del Garante • Vigilare sull’applicazione della Convenzione Onu del 1989 • Diffondere la conoscenza e la cultura dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza • Segnalare alle Autorità competenti casi di violazione dei diritti dei minorenni • Verificare che alle persone di minore età siano garantite pari opportunità nell’accesso ai diritti • Esprimere pareri sul Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva • Esprimere pareri sui disegni di legge del Governo e sulle proposte normative delle Camere riguardanti i minorenni • Segnalare al Governo, alle Regioni e agli Enti locali interessati tutte le iniziative opportune per assicurare la piena promozione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza
Se il Garante prende atto della carenza di asili nido, il suo ruolo si concretizza con una posizione ufficiale e la segnalazione al Governo, non è suo compito costruire gli asili mancanti. Se il Garante prende atto della alimentazione insufficiente (un minore su 5 consuma giornalmente frutta e verdura, rapporto 2013) il suo ruolo si concretizza con una posizione ufficiale la segnalazione al Governo, nessuno gli chiede di coltivare la frutta mancante. Allo stesso modo, se il Garante prende atto della situazione deficitaria di mille aspetti della giustizia minorile, il suo ruolo si concretizza solo prendendo posizioni ufficiali e facendo segnalazioni al Governo, non è suo compito intervenire sui singoli provvedimenti. Chiaro quindi che non debba e non possa modificare i provvedimenti vergognosi, ma almeno dovrebbe riconoscere l’esistenza di provvedimenti vergognosi che violano apertamente i diritti dei minori. Invece, dal Garante, null’altro che un assordante silenzio. Mentre le associazioni forensi lamentano una costante violazione dei diritti dell’infanzia, la Polizia di Stato lancia l’allarme per le false accuse fra separati, i neuropsichiatri riscontrano le ripercussioni negative per l’infanzia delle false accuse, mentre tutto intorno proliferano voci di protesta per la mancata applicazione dell’affido condiviso e in Parlamento si moltiplicano le proposte di legge per riformare una norma disattesa dalla magistratura, il Garante che fa? Pubblica il fumetto del topo Geronimo. Se preferisce evitare di prendere posizione contro i poteri forti e le criticità del Sistema Giustizia, giova ricordare che il suo mandato è “garante dell’infanzia” e non “garante della magistratura” ne’ “garante dei servizi sociali”.
Con tali modalità operative l’Autorità Garante dimostra di essere l’ennesimo Ente inutile. In un momento politico, sociale ed economico in cui necessita tagliare i rami secchi e chiudere gli Entri inutili, se ne aprono di nuovi. Si lamenta di avere pochi fondi; ne meriterebbe il doppio, se solo facesse qualcosa per incidere concretamente sulle criticità oggetto del suo mandato. Se non lo fa, risulta difficile a cittadine e cittadini comprendere la ragione della sua esistenza.